4 ottobre 2016
"MONTENERO
1915: l'Italia va in trincea"



Articolo di Silvano Guidi
 

CONFERENZA

Relatore Prof. Gastone Breccia
Le lettere e scritti letti da: Giulia Marchesi e Gianluca Marchesi

"EFFETTI SPECIALI" AL CIRCOLO VOLTA
PER LA GRANDE GUERRA DEL PROFESSOR BRECCIA

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Prof. Gastone Breccia


Un momento della relazione
del Prof. Gastone Breccia


Il coro ANA di Abbiategrasso


Giulia Marchesi


Il Presidente del Comitato per il Centenario Sandro Vincenti ringrazia
il Prof. Gastone Breccia


A fine serata vengono autografati alcuni libri per gli studenti universitari intervenuti e per il pubblico presente

Foto©Giovanni Giunta

Organizzata dal Comitato per il Centenario degli alpini del gruppo Milano Centro la serata, svoltasi il 4 ottobre scorso, ha riscosso grande successo e partecipazione di pubblico.


Come definire la serata organizzata lo scorso 4 ottobre al Circolo Volta dagli alpini del Comitato per il Centenario del gruppo Milano-Centro "Giulio Bedeschi"? È stata forse una lezione di storia, tenuta con magistrale accuratezza documentale dal professore Gastone Breccia? Oppure si è trattato di un'esibizione canora che, attraverso le voci del coro alpino di Abbiategrasso, ha rievocato atmosfere, malinconie e desideri struggenti di chi un secolo fa completava l'unità d'Italia immerso nel fango e nel freddo delle trincee alpine? O ancora, abbiamo forse assistito ad una recita teatrale, dove due splendide voci narranti hanno dato anima e sentimento agli strazianti carteggi intercorsi fra i soldati inchiodati al fronte e le loro famiglie, mogli figli e genitori abbandonati e in ansia a distanze ben più siderali di quelle autenticamente geografiche?
Ebbene la serata al Circolo Volta, la cui locandina recitava "1915: l'Italia va in trincea" è stato tutto questo insieme, ed anche di più.
Dobbiamo riconoscere che il Comitato per il Centenario ha, nella circostanza, superato le sia pur note e rodate capacità di stupire. Nella sala al primo piano del Circolo, molto ampia e dalle eleganti linee neoclassiche, tutto è stato predisposto con cura e ordine quasi maniacali: le file di poltroncine rosse, il palco, le bandiere, lo schermo, microfoni, leggìi, effetti sonori e diffusori di luci.
Prima ancora che lo storico professor Breccia iniziasse a parlare "strilloni", emersi come per incanto dalla penombra della sala, hanno distribuito copie del Corriere della Sera, datate lunedì 24 maggio 1915 e recanti il titolo cubitale a tutta pagina L'ITALIA DICHIARA GUERRA ALL'AUSTRIA-UNGHERIA: un artificio ad effetto per far "precipitare" la platea dei presenti all'interno della Storia stessa.
Storia che ha avuto come "guida" ed esegeta Gastone Breccia, docente universitario all'Ateneo di Pavia, che ha offerto all'uditorio una prospettiva inedita per l'osservazione della Grande Guerra. «Si capisce molto del conflitto già dalle prime settimane» stupisce lo storico. «L'Italia non seppe approfittare dei primi tre giorni di guerra, subito dopo la notte a cavallo fra il 23 e 24 maggio, quando le truppe del generale Cadorna assaltarono il vecchio alleato, permettendo all'Austria di rovesciarci addosso l'accusa di tradimento. Fu un momento irripetibile: l'Austria era fragile verso il nostro confine, ma la mancata irruzione italiana oltre frontiera nell'ultima settimana di maggio si rivelò un errore strategico che pagammo con l’agonia estenuante delle battaglie di logoramento autunnali».
Secondo il professor Breccia in quell’avvio, il nostro Paese arrivò a un passo dal tracollo, essendo entrato del tutto impreparato nel conflitto, nonostante l’ingresso ritardato avesse mostrato a cosa si andasse incontro. Dopo il fallimento delle prime spallate, la prova durissima venne superata e l’Italietta scoprì di avere risorse insperate per continuare a combattere, ma la Nazione e l’Esercito vennero scossi profondamente dall’orrore inaudito di una guerra di logoramento, che chiedeva sangue e sacrifici come mai, oltre a uno sforzo produttivo ed organizzativo senza precedenti.
Le analisi avvincenti del professore sono state intervallate da flash interpretativi che hanno offerto concretezza scenica all'esposizione: le letture cariche di pathos di Gianluca Marchesi e di sua figlia Giulia; la proiezione di foto di personaggi, cartine e situazioni d'epoca; le note del coro alpino di Abbiategrasso che, iniziate con il canto della Ninetta, hanno srotolato un repertorio da brividi fino alla struggente canzone del Montenero.
Tutto è durato poco meno di due ore, breve arco di tempo colmo di intensità e di emozionanti squarci sul passato. In platea sedevano non poche personalità: l'avvocato Vincenzo Torti, presidente del Cai; il Generale Giovanni Fantasia, presidente dell'Unuci; il Colonnello Mauro Arnò, comandante del Centro Documentale dell'Esercito; il professor Marco Boniardi, ordinario di metallurgia al Politecnico di Milano e il professor Luca Bagetto, docente di filosofia all'Università di Pavia.
Era presente anche il presidente dell'ANA di Milano, Luigi Boffi, che ha ricordato a tutti l'importanza della memoria. «Memoria con realismo e senza retorica» ha rimarcato. «La guerra resta una brutta bestia sia che si vinca sia che si perda. Oggi la sola vera conquista resta la solidarietà fra gli uomini».