



Foto©Giovanni
Giunta
Foto©Luca Geronutti
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È stato
un effetto da “Lanterna magica” quello che il caporalmaggiore
di artiglieria Sergio Tazzer ha mandato in scena lo scorso 15 febbraio
al cospetto di un maggiore, un colonnello e tre generali e del consueto
affollato uditorio che segue da ben quattro anni le tappe rievocative
della Grande Guerra, secondo il canovaccio predisposto dal Comitato per
il Centenario degli Alpini del Gruppo Milano Centro “Giulio Bedeschi”.
Saggista e storico, cultore del primo conflitto mondiale, Sergio Tazzer
si è affidato a una lunga sequenza di immagini d’epoca per
documentare e far rivivere quel che successe al fronte dopo la disfatta
di Caporetto e prima che l’esercito italiano si riorganizzasse,
abbarbicato a difesa del Piave.
Sullo schermo sono scivolati dolori silenti, immagini crude, truppe sbandate,
popolazioni civili smarrite e in fuga. La narrazione di Tazzer ha voluto
ricucire una trama dispersa in mille rivoli.
Durante la ritirata fino al Piave e la prima battaglia d'arresto, combattuta
sino al 26 novembre 1917, furono catturati dal nemico 293.493 uomini e
più di 3000 pezzi d'artiglieria.
Oltre 400.000 soldati si sbandarono, abbandonando il fronte spontaneamente,
e si incamminarono verso l'interno della Nazione assieme ad altrettanti
civili profughi in fuga verso il Veneto ancora non invaso.
Andarono perduti tra l'altro 316.700 cappotti, 486.000 giubbe, 430.425
pantaloni di panno, 143.317 zaini, 320.500 paia di scarpe, 1.300.000 capi
di biancheria varia, 185.000 coperte, 40.000 cucine da campo.
Impressionanti anche le cifre del vettovagliamento abbandonato nei magazzini:
5.370.000 scatole di carne, 700.000 razioni di salmone, 10.394.000 scatole
di condimento, 13.090 quintali di pasta, 7.200 di riso, 1.200 di pepe,
2.530 di caffè, 4.750 di zucchero, 6.450 di formaggio, 26.600 di
gallette, 350.000 quintali di avena biada e fieno, 5.000 ettolitri di
vino.
Vennero abbandonati anche 73.000 cavalli, 1.600 autocarri, 840 carri,
quasi 400 chilometri di ferrovie a scartamento ridotto con 32 locomotive
e 370 vagoni. Un disastro enorme.
Il tema della serata faceva perno su tre argomenti precisi:
“I primi mesi della resistenza - I ragazzi del ‘99 - Gli
Alpini sul Basso Piave”, ma Sergio Tazzer, con tecnica ardita,
ha seguito un suo filo logico, mescolando il tutto e alternando la cronaca
bellica a parantesi, retroscena, dettagli diplomatici e spionistici.
Sono stati evocati i bombardamenti di Riga per comprendere gli effetti
disastrosi di quelli che generarono Caporetto, è stata mostrata
la particolare mitragliatrice che fu l’arma dello sfondamento, è
stato indicato in Maximilian Ronge l’anima nera dei servizi segreti
austroungarici di una stagione in cui tutti sapevano tutto di tutti.
La successione delle immagini ha lasciato ampio spazio alla emotività
individuale: ecco una San Donà di Piave praticamente rasa al suolo,
l’imperatore Francesco Giuseppe a Cormons, l’artiglieria ungherese
sul Piave, i primi cimiteri degli eroi, una lavanderia in funzione a Ceggia
per le truppe nemiche, le idrovore delle bonifiche del Basso Piave fatte
saltare, la malaria che aggiungeva proprie vittime fra gli sprovvisti
di chinino.
L’entrata in battaglia dei ragazzi del ‘99 Sergio Tazzer l’ha
affidata a Luigi Gasparotto, un fante il cui diario non è solo
un prezioso documento che ci restituisce, attraverso gli occhi del protagonista,
importanti episodi della Grande Guerra, ma è cronaca fedele
di vita e sentimenti del popolo italiano in un momento tanto decisivo
per la sua storia.
Quei ragazzi straordinari furono decisivi per capovolgere i destini della
guerra. Già nel bollettino di guerra del 22 novembre si poteva
leggere “Gli austriaci che avevano osato attraversare il Piave furono
annientati....a cuore sicuro....”. E il 27 dicembre un giornale
importante di Vienna scrisse “l’esercito italiano è
in piedi....i vuoti sono stati colmati”.
Nota curiosa della serata è il riferimento, da parte dell’oratore,
alla guerra a “quota zero”. «Furono interessate al conflitto
molte zone costiere come Jesolo» ha ricordato Tazzer «così
gli alpini si mescolarono ai Lagunari e viceversa e le cime impervie lasciarono
posto a un habitat tutto acqua e sabbia».
A rendere ancora più suggestiva la serata ha provveduto Gianluca
Marchesi con un filmato teso a recuperare le atmosfere precarie e fragili
di un secolo fa, con canti di soldati e tante sofferenze tradotte in note
struggenti.
Nelle prime file della Sala “Dante Belotti” c’erano
gli ospiti di riguardo: il Comandante del Centro Documentale Esercito
di Milano Col. Mauro Arnò; il Mag. Angelo Steri del Comando Militare
Esercito Lombardia in rappresentanza del Comandante Gen. B. Michele Cittadella;
il Gen. Div. Giovanni Fantasia, Presidente emerito UNUCI Lombardia; il
Gen. B. (alp.) Silverio Vecchio, membro del COA ANA per l’Adunata
del
Centenario a Milano 2019; il Gen. B. (alp.) Tullio Vidulich, oggi ricercatore
e storico degli Alpini e della Prima Guerra Mondiale; il Consigliere del
Municipio 1 del Comune di Milano Lorenzo Pacini.
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