Questa
sera, accanto a me, quale Presidente della Assemblea – e l’amico
Edo non me ne voglia - doveva sedere Cesare Lavizzari. Ero contento che
in questa mia ultima Assemblea mi accompagnasse Cesare con il quale avevo
condiviso bollenti sedute del Consiglio Sezionale alla fine degli anni
Novanta, la organizzazione della Adunata del 1992 con le notti che diventavano
quasi mattino, la partecipazione con alcuni amici a diverse Adunate Nazionali,
qualcuna anche con epiche trasferte in camper, ma soprattutto la costituzione
del nostro Gruppo. Era stato lui a proporre la mia prima candidatura e
quindi mi sembrava simbolico, oltre che piacevole, che fosse con me anche
alla conclusione del mio incarico. Ma Cesare, stasera, non ha potuto essere
con noi, perché aveva un appuntamento, non differibile, con i nonni
che lo aspettavano nel Paradiso di Cantore. Ciao Cesare!
Veniamo ora al motivo di questa serata.
Questa sarà una relazione che non riguarderà solamente l’anno
che si è appena concluso ma, essendo la mia ultima, si soffermerà
su tutti i diciotto anni del mio “regime”. Ciò non
vuole dire, ovviamente, che la lettura durerà diciotto volte rispetto
alla durata media delle mie precedenti relazioni.
Diciotto anni: quanti soci e amici ho conosciuto, quanti mi sono stati
vicino, quanti ne ho accompagnati per l’ultimo saluto, per quanti
ho recitato la nostra Preghiera, la Preghiera dell’Alpino: (IN PIEDI)
dedichiamo a loro un minuto di silenzio, di saluto e di ringraziamento
per la strada che abbiamo percorso assieme a loro. Rocco Fendillo, Carlo
Ottolina; Alessandro Arosio, Bruno Anselmi, Angelo Dall’Orto, Angelo
Falliva, Alfredo Baggi, Giuseppe Bona, Gaetano Luraschi, Antonio Rezia,
Alessandro Bernabei, Remo Molignoni, Tito Da Grada, Evaristo Achilli,
Bruno Trabattoni, Guido Peja, Corrado Frera, Luigi Morena, Pietro Volpini,
Franco Giansiracusa, Giovanni Giua, Vittorio Vermi, Giancarlo Groppelli,
Franco Pozzati, Luciano e Sandra Leanti, Carlo Ottolina, Umberto Marazzato,
Peppino Prisco, Giancarlo Ravizzotti, Giuseppe Umbrello, Gerolamo Gaino,
Giuseppe Marchesi, Luigi Tarchini, Giuliana Palloni, Antonio Valera, Giuseppe
Peruffo, Remo e Candida Perfetti, Remo Piselli, Sergio Pivetta, Italo
Rinaldi, Ferdinando Rossi, Italo Rossi, Giulio Silvestrini, Bruno Zanzottera,
Sergio Vistarini. E purtroppo da ultimo, ma non certo per ultimo, Cesare
Lavizzari. Se ho dimenticato qualcuno, scusandomi, chiedo ai presenti
di ricordarlo ed il Segretario provvederà ad aggiungere il suo
nome all’elenco.
Strano destino il mio: appena maggiorenne e già pensionato! Chissà
cosa potrebbe pensarne la Fornero.
Correva l’anno 1999, alla fine del secondo Millennio. Un Gruppo
di Soci, fra i quali il sottoscritto, della Sezione di Milano della Associazione
Nazionale Alpini, rilevando che si protraeva un periodo di stallo nelle
attività della Sezione, decise di attivarsi per dare il proprio
fattivo contributo a quanto facevano gli altri Gruppi della Sezione: si
costituì così un nuovo Gruppo, che venne chiamato “Gruppo
Milano Centro”, e che, nel decimo anniversario dalla morte dell’autore
di “Centomila Gavette di Ghiaccio” venne dedicato a Giulio
Bedeschi. Purtroppo, complicazioni burocratiche con la Sezione, qualche
paletto tra le ruote di troppo, impedirono che il neonato Gruppo assumesse
l’ambito numero 33, che andò quindi al Gruppo di Lorenteggio,
mentre al nostro rimase il numero 34. Porterò comunque sempre con
me l’orgoglio di essere stato uno dei Soci Fondatori di cotanto
Gruppo.
I Soci, che furono presto numerosi, e cui si affiancarono tanti “Amici
degli Alpini”, alcuni anche molto volonterosi ed attivi, affidarono
a Luca Geronutti, che fu così il primo Capogruppo, il compito di
traghettare il neonato Gruppo sino alla prima Assemblea, che si tenne
da lì a pochi mesi, dove sarebbero stati eletti gli organi ufficiali.
In quella sede io fui eletto Capogruppo, sostanzialmente con risultati
bulgari, anche perché, ad onor del vero, ero l’unico candidato.
Certamente allora non avrei mai immaginato che avrei portato avanti la
mia carica fino ad oggi.
La prima Assemblea si tenne quindi agli albori del nuovo millennio, nell’anno
2000: sia io che i Consiglieri eletti in quella sede, alcuni dei quali
presenti ancora oggi nel Consiglio, eravamo certamente ignari di quanto
il futuro ci avrebbe riservato; dopo diciotto anni, sono (e con alcuni,
siamo) ancora qui, dopo un bellissimo cammino che tante soddisfazioni
(peraltro unite anche a qualche amarezza) ci ha riservate.
Sono trascorsi quindi 18 anni da quando sono stato eletto per la prima
volta Capo Gruppo del Nostro Gruppo, ed ho ritenuto che fosse giunto il
momento di un cambiamento, di un rinnovamento, di un ringiovanimento.
Sono assolutamente conscio che più di un Socio sarà ben
lieto che io finalmente mi tolga dalle “penne”, per motivi
vari che io, pur non condividendoli, assolutamente rispetto, come ho sempre
fatto nella mia vita, pretendendo però sempre il rispetto delle
mie idee.
Auspico peraltro, per orgoglio personale, che altri Soci siano dispiaciuti
che si sia giunti al termine dell’”era Vincenti”. Occuperò
il mio tempo da pensionato, avvolto nella giacca da camera, davanti al
camino, riesumando la mia vecchia collezione di pipe (senza accenderle),
nel fare congetture su quale dei due gruppi, il favorevole ed il contrario,
sia più numeroso: considerazioni del tutto inutili quali quelle
dei pensionati che si pongono al bordo di lavori, dando consigli agli
operai su cosa fare o non fare. Auspico peraltro che, comunque ciascuno
la pensi, quanto meno mi si faccia credito della buona fede, della onestà
intellettuale, dell’impegno che io, in tutte le mie azioni, in tutte
le mie decisioni, ho posto nell’esclusivo interesse del Gruppo,
mai anteponendo ad esso un ben che minimo interesse personale. Mai sono
stato amorfo o ignavo: ogni volta che se ne presentava la necessità,
ho fatto del mio meglio per sostenere il Gruppo ed i miei Soci nei confronti
di tutti.
Il Gruppo, in breve tempo dalla sua costituzione, da nero anatroccolo
è divenuto un bellissimo cigno bianco. Abbiamo dovuto faticare
per essere riconosciuti in ambito sezionale, ricevendo per parecchio tempo
un pesante ostracismo: abbiamo dovuto combattere – cosa che, peraltro,
ho dovuto fare anche recentemente - contro l’ostilità di
altri Soci della Sezione e di altri Gruppi, che ritenevano sia che il
Gruppo godesse di non si sa bene quali privilegi, che peraltro mai abbiamo
ricevuto, sia che fossimo addirittura degli Alpini “diversi”
perché non organizzavamo ciliegiate o castagnate, o non ci preoccupavamo
di aiutare il Parroco o il Sindaco in quanto avevano bisogno. Fermo restando
che comunque il Gruppo è stato sempre fattivamente presente in
quanto organizzava la Sezione, nel Servizio d’Ordine o nella Protezione
Civile, per la nostra natura ci siamo dedicati soprattutto alla memoria,
al ricordo dei nostri veci, a quanto questi hanno fatto, sacrificando
anche la vita, nell’adempimento del loro dovere, in piena ottemperanza
a quello che è il motto della Associazione: “Ricordare i
morti per aiutare i vivi”.
Ma siamo riusciti pian piano a convincerli tutti, o quasi. L’esempio
più eclatante è l’indimenticabile ed indimenticato
Antonio Rezia, prima scettico della costituzione del Gruppo, poi entusiasta
sostenitore. E ancora, sempre per citare esempi illustri, Tullio Tona,
Presidente della Sezione all’atto della costituzione, che si mostrava
piuttosto restio a portare avanti il perfezionamento della costituzione
del Gruppo – come detto, la cosa ci è costata l’ambito
n. 33 nell’elenco dei Gruppi, numero che si aggiudicava al fotofinish
il Gruppo di Lorenteggio, mentre noi ci dovevamo accontentare del numero
34 - e che poi, dopo anni, affermava entusiasta di averci sostenuto sin
dall’inizio.
Ma siamo addirittura andati oltre: col passare del tempo siamo riusciti,
con sempre maggiore facilità, non solo a ricevere i plausi della
Sezione e di molti soci di altri Gruppi, sia a titolo personale che per
l’intero Gruppo, ma addirittura ad avere l’appoggio e l’aiuto
delle autorità, Civili e Militari, per le iniziative che, sempre
più numerose, ponevamo in essere, autorità che addirittura
rimanevano stupite per quanto di volta in volta vedevano creato dal Gruppo
– cito, con orgoglio, quanto realizzato dal Comitato per il Centenario,
importante costola del Gruppo – e che quindi sempre più numerose
erano con noi partecipando alle nostre iniziative.
Il primo importante problema che dovetti affrontare fu la sede: da un
lato, non potevo certo chiedere a Comune o Regione un luogo qualsiasi
come invece è possibile agli altri Gruppi (in un certo momento,
si ventilò anche la possibilità, presto svanita per varie
motivazioni, di occupare una delle costruzioni a Porta Volta, dove oggi
ha sede il COA). Dall’altra, poiché la maggior parte dei
soci proveniva dalla Sezione, questi erano decisamente restii ad abbandonare
i locali della Sede, con i suoi affreschi di Novello, Riosa e Vellani
Marchi che costituivano e costituiscono il marchio identificativo della
nostra Sezione. Ho pensato, quindi, di raggiungere un accordo con la Sezione:
fermo restando il nostro diritto di frequentare la Sede in occasione della
apertura del mercoledì e delle varie iniziative organizzate dalla
stessa durante la settimana, ci sono stati messi a disposizione, in comodato
ovviamente oneroso, i locali nella giornata di giovedì; in tali
serate, che ho battezzato (senza sforzare più di tanto la mia fantasia)“giovedì
culturali”, ho quindi organizzato numerosissime iniziative. In queste
serate abbiamo invitato esperti delle materie più strane, dal miele
alla Corona Ferrea, dal Museo Diocesano alla Santa Croce, dai treni alle
campagne per la donazione del sangue. Con il centenario della prima Guerra
Mondiale, con la costituzione del Comitato per il Centenario, che ho voluto
costituito con atto notarile, da parte di un Notaio scelto a caso tra
i Presidenti Emeriti della Associazione, le serate sono diventate a tema,
con la partecipazione di professori, giornalisti, storici anche internazionali.
Ma su questo tornerò più avanti.
Non ho voluto occupare i locali solamente con la cultura. Ho quindi voluto
riunire i Soci in piacevoli cene, con una partecipazione sempre nutrita
ed allegra, soprattutto con le cene di Natale o con qualche festa in concomitanza
del Carnevale, con la partecipazione anche di qualche strumento. Purtroppo
negli ultimi tempi queste riunioni mangerecce si sono diradate: auspico
che il mio successore trovi la voglia e la forza di riprendere la tradizione:
io ci sarò, ma spero che ci siano anche tanti soci.
Subito dopo la costituzione del Gruppo, ho voluto mantenere periodici
contatti con i nostri soci, fondando un periodico, che prese il titolo
di Alpin del Domm. Ho però voluto che questo giornale non si limitasse
a raccontare la vita del Gruppo, ma che esponesse, anche con l’apporto
di frequenti importanti inserti, problematiche, saggi, racconti e quant’altro,
soprattutto per la memoria della Storia Alpina.
Il Giornale fu da subito talmente apprezzato, e non solamente a Milano
ma anche in parecchie altre Sezioni, che per ben due volte gli fu conferito
il riconoscimento di Giornale Sezionale dell’anno. Il Giornale fu
riconosciuto e apprezzato anche in altre sezioni tanto che spesso il Gruppo
veniva individuato e chiamato con il nome del giornale.
Visti i successi che le nostre serate culturali incontravano nei locali
della Sezione, abbiamo voluto ingrandirci, organizzando spettacoli in
Teatri Milanesi e in locali storici di Milano, quali il Circolo Volta:
per più volte abbiamo riempito il Teatro dal Verme, con la partecipazione
del Coro ANA di Milano, diretto dal Maestro Marchesotti, e siamo anche
riusciti ad organizzare un concerto, sempre al Teatro Dal Verme, con il
Coro dei Crodaioli del Maestro De Marzi.
In occasione delle commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale,
come già precisato, per dare maggior rilievo e credibilità
a quanto avevamo intenzione di realizzare, ho proposto di costituire con
atto notarile un Comitato, dotato di un proprio Statuto, Comitato che
è stato apprezzato da Autorità civili e militari non solamente
di Milano. Le opere realizzate dal Comitato hanno ricevuto il Patrocinio
dalla Commissione Europea, da Euroleges, dalla Regione Lombardia, dal
Comando Truppe Alpine, dalla Fondazione Cariplo, dalla Ambasciata della
Repubblica Ceca, dalla Ambasciata della Repubblica Slovacca, dall’Associazione
Cecoslovacca dei Legionari, dal Centro Documentazione Storica Grande Guerra,
dal Comune di Solbiate Olona, dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore
Esercito, dalla Università Cattolica, dalla Università di
Pavia, dall’Unuci, dalla Libreria Militare e naturalmente dalla
Sezione A.N.A. di Milano, rimarcando che tutti gli eventi sono inseriti
nel Programma Ufficiale delle commemorazioni del Centenario della prima
Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Struttura
di Missione per gli Anniversari di interesse nazionale. E scusate se è
poco.
A tutte le nostre iniziative è stata data la massima diffusione,
anche attraverso il nostro sito internet che ci risulta abbia un seguito
notevole con numerosi visitatori. Ma pur avendo costituito il Comitato,
non abbiamo mai voluto distinguere o separare le due entità: a
tutti gli effetti il Comitato per il Centenario fa parte del Gruppo Milano
Centro Giulio Bedeschi, è la sua longa manus nella organizzazione
e realizzazione dei vari eventi dedicati alla memoria. A tanto aggiungiamo
che queste nostre iniziative sono arrivate all’orecchio della Commissione
Cultura Europea, il cui Presidente ci ha fatto l’onore di consegnare
ufficialmente, in occasione di una serata conviviale, la Bandiera Europea.
Pur destinata al Gruppo, per motivi istituzionali ho preferito che venisse
consegnata alla Sezione, nella persona del suo Presidente.
E’ doveroso che io ringrazi sentitamente tutti coloro che hanno
contribuito alla realizzazione di tutte le iniziative di questi intensi
quattro anni: il coordinatore scientifico Renzo Giusto, i collaboratori
per ogni singola iniziativa Paul Wilcke e Luca Geronutti, il fine dicitore
Gianluca Marchesi (insieme alla figlia, anch’ella fine dicitrice),
Silvio Anselmi prezioso segretario factotum, Giovanni Giunta tecnico informatico
e Silvano Guidi addetto stampa.
Stranamente, solamente in Sede Nazionale non si è voluto dare credito,
sostanzialmente ignorandole, a queste nostre fatiche, che hanno visto
la realizzazione di quattro mostre a tema, sei Convegni e più di
venti conferenze. Abbiamo chiesto spiegazioni di questo comportamento,
nonché del fatto che nessuno mai aveva ritenuto di assistere a
qualcuna delle nostre conferenze, ai convegni o avesse visitato le nostre
mostre, mentre noi registravamo sempre la presenza di alte autorità
civili e militari, di studiosi e storici che ci riservavano sempre manifestazioni
di plauso. Per narrare tutto questo è in corso di realizzazione
un libro che verrà pubblicato quanto prima. La sede Nazionale ci
ha risposto che non si riteneva di partecipare ad iniziative dei Gruppi,
non ritenendo che i Gruppi potessero realizzare qualche cosa di interessante.
Pur non condividendo questa risposta, ne ho preso comunque atto, nel rispetto
delle decisioni dell’Organo superiore.
Mi è però capitato in mano, in questi giorni, un libretto
che riporta i brani di un premio letterario realizzato da un altro Gruppo.
Fra le altre, all’inizio, vi è una prefazione del Presidente
della Associazione Nazionale Alpini che plaude alla iniziativa di questo
Gruppo, affermando che la sua iniziativa “si è conquistato
un posto importante nel calendario degli eventi ANA”. Lo scritto
si conclude inneggiando al Gruppo. Non posso che concludere che nella
Associazione vi siano Gruppi di serie A e Gruppi di serie B, e che certamente
noi siamo figli di un dio minore. Ce ne faremo una ragione!
Questi alcuni dei fiori all’occhiello del Gruppo nei diciotto anni
di Capogruppo, realizzati con la fatica – ed il grande merito –
di alcuni dei Soci.
Ma alle notizie liete ne corrispondono altre meno piacevoli. In tutte
le mie relazioni annuali, io mi sono sempre dispiaciuto che, a fronte
di questa massiccia attività del Gruppo, rectius, di alcuni soci
del Gruppo, corrispondesse una scarsa partecipazione ed adesione dei Soci.
Riuscivo a percepire l’orgoglio ed il piacere di far parte di Milano
Centro, ma ciò non portava ad una partecipazione diretta di organizzare
una gita in pulmann a Rovereto, ma gli iscritti non hanno raggiunto il
numero di dieci, per cui ho dovuto annullare tutto. L’unica iniziativa
che ha avuto successo è stata una piacevolissima gita con un treno
storico, che ha visto una soddisfacente partecipazione. In tutti questi
anni, non sono riuscito a comprendere questo comportamento, anche se in
tutte le Assemblee che si sono tenute ho sempre chiesto che chi avesse
critiche, proposte o suggerimenti da fare, li esprimesse davanti a tutti.
Come ci ricorda il proverbio, “interrogato il morto non rispose”.
Ed io? Come ho detto, 18 anni possono sembrare tanti, ma sono veramente
orgoglioso di essere stato, comunque, il punto di riferimento del Gruppo,
portandolo da embrione a quello che è oggi, un bel Gruppo finalmente
apprezzato da tutti (o quasi) in ambito Sezionale, conosciuto per quanto
abbiamo fatto anche da tante altre Sezioni.
A dire il vero, il Gruppo è comunque anomalo: ad esempio, a differenza
di quanto avviene negli altri Gruppi, se la Sezione ha qualche necessità,
qualche richiesta di attività che deve essere espletata dal Gruppo,
spesso, in luogo di seguire l’ordine gerarchico, si rivolge direttamente
ad uno qualsiasi dei Consiglieri: in ogni caso, però, la richiesta
non può che arrivare al vertice. Ed in alcuni casi, si è
addirittura rasentata l’anarchia: E’ infatti anche capitato
che alcuni soci, in alcune occasioni, abbiano dimenticato che siamo comunque
una associazione d’arma, nella quale è imperativo seguire
l’ordine gerarchico. Questi soci hanno quindi assunto iniziative
personali, spesso anche sbagliate, dandone comunicazione al Consiglio
o al Capogruppo, e talvolta solo occasionalmente, solamente a cose fatte,
come se fosse cosa naturale che ogni socio potesse assumere iniziative
personali disinteressandosi di Consiglio e Capogruppo. Se vi sono critiche
soprattutto nei confronti di quest’ultimo, il luogo deputato per
esporre critiche di ogni genere non può che essere il Consiglio
o l’Assemblea Annuale. Auguro al Capogruppo che mi succederà
di riuscire a far comprendere a tutti i soci quale deve essere il comportamento
di ciascun socio in una associazione d’arma.
Diciotto anni, dicevo, lunghi ma di cui sono profondamente
orgoglioso. Lunghi, ma che non mi sono pesati. Lunghi, ma che avrei volentieri
proseguito. Lunghi, ma che mi hanno dato molte soddisfazioni, non certo
per amore del potere. Lunghi, ma che mi hanno portato ad amare sinceramente
il Gruppo. Lunghi, ma che mi davano piacere quando mi sentivo chiamare
Capo di Milano Centro.
Ma allora, perché?
Non ho mai voluto anteporre i miei interessi a quelli del Gruppo, al quale
ho cercato di dare sempre tutto quello che potevo, e sempre nella massima
buona fede. Ho sentito che fosse giunto il momento di mettere zaino a
terra, e di lasciare il posto ad altri che proseguiranno, magari anche
attingendo qualche cosa, qualche ispirazione, anche minima dai miei diciotto
anni passati. Questo vorrebbe dire, e questo sarebbe per me una ricompensa,
una medaglia, che tutto sommato qualche cosa di buono, in questo Gruppo,
ho fatto e che qualche cosa di me viene ricordato e continua a vivere.
Sono certamente conscio di non essere stato perfetto, mi sono state fatte
critiche: pasticcione, gaffeur, ecc. Chiedo scusa di ciò a tutti
i soci. Il mio rammarico è che spesso queste critiche sono state
fatte alle mie spalle, in assoluto segreto. In tutta la mia vita, compreso
questo periodo di responsabilità nel Gruppo, ho sempre proceduto
a testa alta, assumendo in pieno le mie responsabilità; se queste
critiche mi fossero state fatte di fronte e non alle spalle, anche dalle
persone che di fronte fanno grandi sorrisi, avrei potuto spiegare o anche
condividere, chiedendo se del caso scusa.
Al di là di questi mugugni, che comunque rientrano nella natura
umana, e al termine di queste mie ultime chiacchiere con i miei Soci,
credo di avere sentito nella maggior parte dei casi nei miei confronti
manifestazione di affetto, di rispetto, di apprezzamento per quello che
facevo e per quello che ero, che mi hanno commosso, di cui vado fiero
e per le quali voglio ringraziare tutti. Ho fatto quello che ho potuto,
ma anche quello che dovevo fare.
Ma, come si suol dire, “morto un Papa se ne fa un altro”:
non ci sarà più, come Capo Gruppo, Alessandro Vincenti,
ma ci sarà qualcun altro, magari anche più valido di me,
che porterà maggior lustro al Gruppo: rivolgo a tutti l’invito
ad accoglierlo con la stessa simpatia ed affetto: sostenetelo più
di quanto avete sostenuto me, nell’interesse del Gruppo, del nostro
Gruppo.
Un mio sentito ringraziamento vuole andare al Presidente della Sezione,
che ha apprezzato tutto il lavoro che il Gruppo ed il Comitato hanno fatto,
spesso presente, con il Vessillo Sezionale, rivolgendoci anche parole
di apprezzamento in parecchie sedi istituzionali della Sezione. Grazie
anche alla Sezione tutta, ai Segretari che, estremamente gentili, hanno
sempre esaudito le nostre richieste.
Come di consueto, a conclusione della mia relazione desidero ancora una
volta ringraziare ed abbracciare coloro che mi sono stati vicini, i miei
collaboratori tutti, i Consiglieri sempre disponibili, sui quali ho sempre
potuto contare per gestire il Gruppo.
Cari Soci, cari Amici, credo proprio, alla luce di quanto vi ho esposto,
e sia che siate stati partecipi o meno alle nostre iniziative, che dobbiamo
essere tutti decisamente orgogliosi di essere iscritti al nostro Gruppo,
conosciuto da moltissime Sezioni in tutta Italia, che continuano ad apprezzare
quanto noi facciamo.
E, consentitemelo, anche per quest’anno un caloroso, affettuoso
grazie a mia moglie Chiara, che nulla ha mai opposto in questi diciotto
anni, nei quali mi dedicavo al Gruppo, cosciente che tutto veniva fatto
con serietà, con impegno, ma anche con piacere e con orgoglio adoperandomi
per il Gruppo, per il Comitato, per gli Alpini.
E, ovviamente, un caloroso “buon lavoro” al nuovo Capogruppo
che verrà dopo di me.
VIVA IL GRUPPO E IL COMITATO, VIVA LA SEZIONE, VIVA L’ASSOCIAZIONE,
VIVA GLI ALPINI, VIVA L’ITALIA.
Foto©Luca Geronutti
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