31 gennaio 2019

RELAZIONE MORALE
18 anni di Capo Gruppo

Questa sera, accanto a me, quale Presidente della Assemblea – e l’amico Edo non me ne voglia - doveva sedere Cesare Lavizzari. Ero contento che in questa mia ultima Assemblea mi accompagnasse Cesare con il quale avevo condiviso bollenti sedute del Consiglio Sezionale alla fine degli anni Novanta, la organizzazione della Adunata del 1992 con le notti che diventavano quasi mattino, la partecipazione con alcuni amici a diverse Adunate Nazionali, qualcuna anche con epiche trasferte in camper, ma soprattutto la costituzione del nostro Gruppo. Era stato lui a proporre la mia prima candidatura e quindi mi sembrava simbolico, oltre che piacevole, che fosse con me anche alla conclusione del mio incarico. Ma Cesare, stasera, non ha potuto essere con noi, perché aveva un appuntamento, non differibile, con i nonni che lo aspettavano nel Paradiso di Cantore. Ciao Cesare!
Veniamo ora al motivo di questa serata.
Questa sarà una relazione che non riguarderà solamente l’anno che si è appena concluso ma, essendo la mia ultima, si soffermerà su tutti i diciotto anni del mio “regime”. Ciò non vuole dire, ovviamente, che la lettura durerà diciotto volte rispetto alla durata media delle mie precedenti relazioni.
Diciotto anni: quanti soci e amici ho conosciuto, quanti mi sono stati vicino, quanti ne ho accompagnati per l’ultimo saluto, per quanti ho recitato la nostra Preghiera, la Preghiera dell’Alpino: (IN PIEDI) dedichiamo a loro un minuto di silenzio, di saluto e di ringraziamento per la strada che abbiamo percorso assieme a loro. Rocco Fendillo, Carlo Ottolina; Alessandro Arosio, Bruno Anselmi, Angelo Dall’Orto, Angelo Falliva, Alfredo Baggi, Giuseppe Bona, Gaetano Luraschi, Antonio Rezia, Alessandro Bernabei, Remo Molignoni, Tito Da Grada, Evaristo Achilli, Bruno Trabattoni, Guido Peja, Corrado Frera, Luigi Morena, Pietro Volpini, Franco Giansiracusa, Giovanni Giua, Vittorio Vermi, Giancarlo Groppelli, Franco Pozzati, Luciano e Sandra Leanti, Carlo Ottolina, Umberto Marazzato, Peppino Prisco, Giancarlo Ravizzotti, Giuseppe Umbrello, Gerolamo Gaino, Giuseppe Marchesi, Luigi Tarchini, Giuliana Palloni, Antonio Valera, Giuseppe Peruffo, Remo e Candida Perfetti, Remo Piselli, Sergio Pivetta, Italo Rinaldi, Ferdinando Rossi, Italo Rossi, Giulio Silvestrini, Bruno Zanzottera, Sergio Vistarini. E purtroppo da ultimo, ma non certo per ultimo, Cesare Lavizzari. Se ho dimenticato qualcuno, scusandomi, chiedo ai presenti di ricordarlo ed il Segretario provvederà ad aggiungere il suo nome all’elenco.
Strano destino il mio: appena maggiorenne e già pensionato! Chissà cosa potrebbe pensarne la Fornero.
Correva l’anno 1999, alla fine del secondo Millennio. Un Gruppo di Soci, fra i quali il sottoscritto, della Sezione di Milano della Associazione Nazionale Alpini, rilevando che si protraeva un periodo di stallo nelle attività della Sezione, decise di attivarsi per dare il proprio fattivo contributo a quanto facevano gli altri Gruppi della Sezione: si costituì così un nuovo Gruppo, che venne chiamato “Gruppo Milano Centro”, e che, nel decimo anniversario dalla morte dell’autore di “Centomila Gavette di Ghiaccio” venne dedicato a Giulio Bedeschi. Purtroppo, complicazioni burocratiche con la Sezione, qualche paletto tra le ruote di troppo, impedirono che il neonato Gruppo assumesse l’ambito numero 33, che andò quindi al Gruppo di Lorenteggio, mentre al nostro rimase il numero 34. Porterò comunque sempre con me l’orgoglio di essere stato uno dei Soci Fondatori di cotanto Gruppo.
I Soci, che furono presto numerosi, e cui si affiancarono tanti “Amici degli Alpini”, alcuni anche molto volonterosi ed attivi, affidarono a Luca Geronutti, che fu così il primo Capogruppo, il compito di traghettare il neonato Gruppo sino alla prima Assemblea, che si tenne da lì a pochi mesi, dove sarebbero stati eletti gli organi ufficiali. In quella sede io fui eletto Capogruppo, sostanzialmente con risultati bulgari, anche perché, ad onor del vero, ero l’unico candidato. Certamente allora non avrei mai immaginato che avrei portato avanti la mia carica fino ad oggi.
La prima Assemblea si tenne quindi agli albori del nuovo millennio, nell’anno 2000: sia io che i Consiglieri eletti in quella sede, alcuni dei quali presenti ancora oggi nel Consiglio, eravamo certamente ignari di quanto il futuro ci avrebbe riservato; dopo diciotto anni, sono (e con alcuni, siamo) ancora qui, dopo un bellissimo cammino che tante soddisfazioni (peraltro unite anche a qualche amarezza) ci ha riservate.
Sono trascorsi quindi 18 anni da quando sono stato eletto per la prima volta Capo Gruppo del Nostro Gruppo, ed ho ritenuto che fosse giunto il momento di un cambiamento, di un rinnovamento, di un ringiovanimento.
Sono assolutamente conscio che più di un Socio sarà ben lieto che io finalmente mi tolga dalle “penne”, per motivi vari che io, pur non condividendoli, assolutamente rispetto, come ho sempre fatto nella mia vita, pretendendo però sempre il rispetto delle mie idee.
Auspico peraltro, per orgoglio personale, che altri Soci siano dispiaciuti che si sia giunti al termine dell’”era Vincenti”. Occuperò il mio tempo da pensionato, avvolto nella giacca da camera, davanti al camino, riesumando la mia vecchia collezione di pipe (senza accenderle), nel fare congetture su quale dei due gruppi, il favorevole ed il contrario, sia più numeroso: considerazioni del tutto inutili quali quelle dei pensionati che si pongono al bordo di lavori, dando consigli agli operai su cosa fare o non fare. Auspico peraltro che, comunque ciascuno la pensi, quanto meno mi si faccia credito della buona fede, della onestà intellettuale, dell’impegno che io, in tutte le mie azioni, in tutte le mie decisioni, ho posto nell’esclusivo interesse del Gruppo, mai anteponendo ad esso un ben che minimo interesse personale. Mai sono stato amorfo o ignavo: ogni volta che se ne presentava la necessità, ho fatto del mio meglio per sostenere il Gruppo ed i miei Soci nei confronti di tutti.
Il Gruppo, in breve tempo dalla sua costituzione, da nero anatroccolo è divenuto un bellissimo cigno bianco. Abbiamo dovuto faticare per essere riconosciuti in ambito sezionale, ricevendo per parecchio tempo un pesante ostracismo: abbiamo dovuto combattere – cosa che, peraltro, ho dovuto fare anche recentemente - contro l’ostilità di altri Soci della Sezione e di altri Gruppi, che ritenevano sia che il Gruppo godesse di non si sa bene quali privilegi, che peraltro mai abbiamo ricevuto, sia che fossimo addirittura degli Alpini “diversi” perché non organizzavamo ciliegiate o castagnate, o non ci preoccupavamo di aiutare il Parroco o il Sindaco in quanto avevano bisogno. Fermo restando che comunque il Gruppo è stato sempre fattivamente presente in quanto organizzava la Sezione, nel Servizio d’Ordine o nella Protezione Civile, per la nostra natura ci siamo dedicati soprattutto alla memoria, al ricordo dei nostri veci, a quanto questi hanno fatto, sacrificando anche la vita, nell’adempimento del loro dovere, in piena ottemperanza a quello che è il motto della Associazione: “Ricordare i morti per aiutare i vivi”.
Ma siamo riusciti pian piano a convincerli tutti, o quasi. L’esempio più eclatante è l’indimenticabile ed indimenticato Antonio Rezia, prima scettico della costituzione del Gruppo, poi entusiasta sostenitore. E ancora, sempre per citare esempi illustri, Tullio Tona, Presidente della Sezione all’atto della costituzione, che si mostrava piuttosto restio a portare avanti il perfezionamento della costituzione del Gruppo – come detto, la cosa ci è costata l’ambito n. 33 nell’elenco dei Gruppi, numero che si aggiudicava al fotofinish il Gruppo di Lorenteggio, mentre noi ci dovevamo accontentare del numero 34 - e che poi, dopo anni, affermava entusiasta di averci sostenuto sin dall’inizio.
Ma siamo addirittura andati oltre: col passare del tempo siamo riusciti, con sempre maggiore facilità, non solo a ricevere i plausi della Sezione e di molti soci di altri Gruppi, sia a titolo personale che per l’intero Gruppo, ma addirittura ad avere l’appoggio e l’aiuto delle autorità, Civili e Militari, per le iniziative che, sempre più numerose, ponevamo in essere, autorità che addirittura rimanevano stupite per quanto di volta in volta vedevano creato dal Gruppo – cito, con orgoglio, quanto realizzato dal Comitato per il Centenario, importante costola del Gruppo – e che quindi sempre più numerose erano con noi partecipando alle nostre iniziative.
Il primo importante problema che dovetti affrontare fu la sede: da un lato, non potevo certo chiedere a Comune o Regione un luogo qualsiasi come invece è possibile agli altri Gruppi (in un certo momento, si ventilò anche la possibilità, presto svanita per varie motivazioni, di occupare una delle costruzioni a Porta Volta, dove oggi ha sede il COA). Dall’altra, poiché la maggior parte dei soci proveniva dalla Sezione, questi erano decisamente restii ad abbandonare i locali della Sede, con i suoi affreschi di Novello, Riosa e Vellani Marchi che costituivano e costituiscono il marchio identificativo della nostra Sezione. Ho pensato, quindi, di raggiungere un accordo con la Sezione: fermo restando il nostro diritto di frequentare la Sede in occasione della apertura del mercoledì e delle varie iniziative organizzate dalla stessa durante la settimana, ci sono stati messi a disposizione, in comodato ovviamente oneroso, i locali nella giornata di giovedì; in tali serate, che ho battezzato (senza sforzare più di tanto la mia fantasia)“giovedì culturali”, ho quindi organizzato numerosissime iniziative. In queste serate abbiamo invitato esperti delle materie più strane, dal miele alla Corona Ferrea, dal Museo Diocesano alla Santa Croce, dai treni alle campagne per la donazione del sangue. Con il centenario della prima Guerra Mondiale, con la costituzione del Comitato per il Centenario, che ho voluto costituito con atto notarile, da parte di un Notaio scelto a caso tra i Presidenti Emeriti della Associazione, le serate sono diventate a tema, con la partecipazione di professori, giornalisti, storici anche internazionali. Ma su questo tornerò più avanti.
Non ho voluto occupare i locali solamente con la cultura. Ho quindi voluto riunire i Soci in piacevoli cene, con una partecipazione sempre nutrita ed allegra, soprattutto con le cene di Natale o con qualche festa in concomitanza del Carnevale, con la partecipazione anche di qualche strumento. Purtroppo negli ultimi tempi queste riunioni mangerecce si sono diradate: auspico che il mio successore trovi la voglia e la forza di riprendere la tradizione: io ci sarò, ma spero che ci siano anche tanti soci.
Subito dopo la costituzione del Gruppo, ho voluto mantenere periodici contatti con i nostri soci, fondando un periodico, che prese il titolo di Alpin del Domm. Ho però voluto che questo giornale non si limitasse a raccontare la vita del Gruppo, ma che esponesse, anche con l’apporto di frequenti importanti inserti, problematiche, saggi, racconti e quant’altro, soprattutto per la memoria della Storia Alpina.
Il Giornale fu da subito talmente apprezzato, e non solamente a Milano ma anche in parecchie altre Sezioni, che per ben due volte gli fu conferito il riconoscimento di Giornale Sezionale dell’anno. Il Giornale fu riconosciuto e apprezzato anche in altre sezioni tanto che spesso il Gruppo veniva individuato e chiamato con il nome del giornale.
Visti i successi che le nostre serate culturali incontravano nei locali della Sezione, abbiamo voluto ingrandirci, organizzando spettacoli in Teatri Milanesi e in locali storici di Milano, quali il Circolo Volta: per più volte abbiamo riempito il Teatro dal Verme, con la partecipazione del Coro ANA di Milano, diretto dal Maestro Marchesotti, e siamo anche riusciti ad organizzare un concerto, sempre al Teatro Dal Verme, con il Coro dei Crodaioli del Maestro De Marzi.
In occasione delle commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale, come già precisato, per dare maggior rilievo e credibilità a quanto avevamo intenzione di realizzare, ho proposto di costituire con atto notarile un Comitato, dotato di un proprio Statuto, Comitato che è stato apprezzato da Autorità civili e militari non solamente di Milano. Le opere realizzate dal Comitato hanno ricevuto il Patrocinio dalla Commissione Europea, da Euroleges, dalla Regione Lombardia, dal Comando Truppe Alpine, dalla Fondazione Cariplo, dalla Ambasciata della Repubblica Ceca, dalla Ambasciata della Repubblica Slovacca, dall’Associazione Cecoslovacca dei Legionari, dal Centro Documentazione Storica Grande Guerra, dal Comune di Solbiate Olona, dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, dalla Università Cattolica, dalla Università di Pavia, dall’Unuci, dalla Libreria Militare e naturalmente dalla Sezione A.N.A. di Milano, rimarcando che tutti gli eventi sono inseriti nel Programma Ufficiale delle commemorazioni del Centenario della prima Guerra Mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Struttura di Missione per gli Anniversari di interesse nazionale. E scusate se è poco.
A tutte le nostre iniziative è stata data la massima diffusione, anche attraverso il nostro sito internet che ci risulta abbia un seguito notevole con numerosi visitatori. Ma pur avendo costituito il Comitato, non abbiamo mai voluto distinguere o separare le due entità: a tutti gli effetti il Comitato per il Centenario fa parte del Gruppo Milano Centro Giulio Bedeschi, è la sua longa manus nella organizzazione e realizzazione dei vari eventi dedicati alla memoria. A tanto aggiungiamo che queste nostre iniziative sono arrivate all’orecchio della Commissione Cultura Europea, il cui Presidente ci ha fatto l’onore di consegnare ufficialmente, in occasione di una serata conviviale, la Bandiera Europea. Pur destinata al Gruppo, per motivi istituzionali ho preferito che venisse consegnata alla Sezione, nella persona del suo Presidente.
E’ doveroso che io ringrazi sentitamente tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di tutte le iniziative di questi intensi quattro anni: il coordinatore scientifico Renzo Giusto, i collaboratori per ogni singola iniziativa Paul Wilcke e Luca Geronutti, il fine dicitore Gianluca Marchesi (insieme alla figlia, anch’ella fine dicitrice), Silvio Anselmi prezioso segretario factotum, Giovanni Giunta tecnico informatico e Silvano Guidi addetto stampa.
Stranamente, solamente in Sede Nazionale non si è voluto dare credito, sostanzialmente ignorandole, a queste nostre fatiche, che hanno visto la realizzazione di quattro mostre a tema, sei Convegni e più di venti conferenze. Abbiamo chiesto spiegazioni di questo comportamento, nonché del fatto che nessuno mai aveva ritenuto di assistere a qualcuna delle nostre conferenze, ai convegni o avesse visitato le nostre mostre, mentre noi registravamo sempre la presenza di alte autorità civili e militari, di studiosi e storici che ci riservavano sempre manifestazioni di plauso. Per narrare tutto questo è in corso di realizzazione un libro che verrà pubblicato quanto prima. La sede Nazionale ci ha risposto che non si riteneva di partecipare ad iniziative dei Gruppi, non ritenendo che i Gruppi potessero realizzare qualche cosa di interessante. Pur non condividendo questa risposta, ne ho preso comunque atto, nel rispetto delle decisioni dell’Organo superiore.
Mi è però capitato in mano, in questi giorni, un libretto che riporta i brani di un premio letterario realizzato da un altro Gruppo. Fra le altre, all’inizio, vi è una prefazione del Presidente della Associazione Nazionale Alpini che plaude alla iniziativa di questo Gruppo, affermando che la sua iniziativa “si è conquistato un posto importante nel calendario degli eventi ANA”. Lo scritto si conclude inneggiando al Gruppo. Non posso che concludere che nella Associazione vi siano Gruppi di serie A e Gruppi di serie B, e che certamente noi siamo figli di un dio minore. Ce ne faremo una ragione!
Questi alcuni dei fiori all’occhiello del Gruppo nei diciotto anni di Capogruppo, realizzati con la fatica – ed il grande merito – di alcuni dei Soci.
Ma alle notizie liete ne corrispondono altre meno piacevoli. In tutte le mie relazioni annuali, io mi sono sempre dispiaciuto che, a fronte di questa massiccia attività del Gruppo, rectius, di alcuni soci del Gruppo, corrispondesse una scarsa partecipazione ed adesione dei Soci. Riuscivo a percepire l’orgoglio ed il piacere di far parte di Milano Centro, ma ciò non portava ad una partecipazione diretta di organizzare una gita in pulmann a Rovereto, ma gli iscritti non hanno raggiunto il numero di dieci, per cui ho dovuto annullare tutto. L’unica iniziativa che ha avuto successo è stata una piacevolissima gita con un treno storico, che ha visto una soddisfacente partecipazione. In tutti questi anni, non sono riuscito a comprendere questo comportamento, anche se in tutte le Assemblee che si sono tenute ho sempre chiesto che chi avesse critiche, proposte o suggerimenti da fare, li esprimesse davanti a tutti. Come ci ricorda il proverbio, “interrogato il morto non rispose”.
Ed io? Come ho detto, 18 anni possono sembrare tanti, ma sono veramente orgoglioso di essere stato, comunque, il punto di riferimento del Gruppo, portandolo da embrione a quello che è oggi, un bel Gruppo finalmente apprezzato da tutti (o quasi) in ambito Sezionale, conosciuto per quanto abbiamo fatto anche da tante altre Sezioni.
A dire il vero, il Gruppo è comunque anomalo: ad esempio, a differenza di quanto avviene negli altri Gruppi, se la Sezione ha qualche necessità, qualche richiesta di attività che deve essere espletata dal Gruppo, spesso, in luogo di seguire l’ordine gerarchico, si rivolge direttamente ad uno qualsiasi dei Consiglieri: in ogni caso, però, la richiesta non può che arrivare al vertice. Ed in alcuni casi, si è addirittura rasentata l’anarchia: E’ infatti anche capitato che alcuni soci, in alcune occasioni, abbiano dimenticato che siamo comunque una associazione d’arma, nella quale è imperativo seguire l’ordine gerarchico. Questi soci hanno quindi assunto iniziative personali, spesso anche sbagliate, dandone comunicazione al Consiglio o al Capogruppo, e talvolta solo occasionalmente, solamente a cose fatte, come se fosse cosa naturale che ogni socio potesse assumere iniziative personali disinteressandosi di Consiglio e Capogruppo. Se vi sono critiche soprattutto nei confronti di quest’ultimo, il luogo deputato per esporre critiche di ogni genere non può che essere il Consiglio o l’Assemblea Annuale. Auguro al Capogruppo che mi succederà di riuscire a far comprendere a tutti i soci quale deve essere il comportamento di ciascun socio in una associazione d’arma.

Diciotto anni, dicevo, lunghi ma di cui sono profondamente orgoglioso. Lunghi, ma che non mi sono pesati. Lunghi, ma che avrei volentieri proseguito. Lunghi, ma che mi hanno dato molte soddisfazioni, non certo per amore del potere. Lunghi, ma che mi hanno portato ad amare sinceramente il Gruppo. Lunghi, ma che mi davano piacere quando mi sentivo chiamare Capo di Milano Centro.
Ma allora, perché?
Non ho mai voluto anteporre i miei interessi a quelli del Gruppo, al quale ho cercato di dare sempre tutto quello che potevo, e sempre nella massima buona fede. Ho sentito che fosse giunto il momento di mettere zaino a terra, e di lasciare il posto ad altri che proseguiranno, magari anche attingendo qualche cosa, qualche ispirazione, anche minima dai miei diciotto anni passati. Questo vorrebbe dire, e questo sarebbe per me una ricompensa, una medaglia, che tutto sommato qualche cosa di buono, in questo Gruppo, ho fatto e che qualche cosa di me viene ricordato e continua a vivere.
Sono certamente conscio di non essere stato perfetto, mi sono state fatte critiche: pasticcione, gaffeur, ecc. Chiedo scusa di ciò a tutti i soci. Il mio rammarico è che spesso queste critiche sono state fatte alle mie spalle, in assoluto segreto. In tutta la mia vita, compreso questo periodo di responsabilità nel Gruppo, ho sempre proceduto a testa alta, assumendo in pieno le mie responsabilità; se queste critiche mi fossero state fatte di fronte e non alle spalle, anche dalle persone che di fronte fanno grandi sorrisi, avrei potuto spiegare o anche condividere, chiedendo se del caso scusa.
Al di là di questi mugugni, che comunque rientrano nella natura umana, e al termine di queste mie ultime chiacchiere con i miei Soci, credo di avere sentito nella maggior parte dei casi nei miei confronti manifestazione di affetto, di rispetto, di apprezzamento per quello che facevo e per quello che ero, che mi hanno commosso, di cui vado fiero e per le quali voglio ringraziare tutti. Ho fatto quello che ho potuto, ma anche quello che dovevo fare.
Ma, come si suol dire, “morto un Papa se ne fa un altro”: non ci sarà più, come Capo Gruppo, Alessandro Vincenti, ma ci sarà qualcun altro, magari anche più valido di me, che porterà maggior lustro al Gruppo: rivolgo a tutti l’invito ad accoglierlo con la stessa simpatia ed affetto: sostenetelo più di quanto avete sostenuto me, nell’interesse del Gruppo, del nostro Gruppo.
Un mio sentito ringraziamento vuole andare al Presidente della Sezione, che ha apprezzato tutto il lavoro che il Gruppo ed il Comitato hanno fatto, spesso presente, con il Vessillo Sezionale, rivolgendoci anche parole di apprezzamento in parecchie sedi istituzionali della Sezione. Grazie anche alla Sezione tutta, ai Segretari che, estremamente gentili, hanno sempre esaudito le nostre richieste.
Come di consueto, a conclusione della mia relazione desidero ancora una volta ringraziare ed abbracciare coloro che mi sono stati vicini, i miei collaboratori tutti, i Consiglieri sempre disponibili, sui quali ho sempre potuto contare per gestire il Gruppo.
Cari Soci, cari Amici, credo proprio, alla luce di quanto vi ho esposto, e sia che siate stati partecipi o meno alle nostre iniziative, che dobbiamo essere tutti decisamente orgogliosi di essere iscritti al nostro Gruppo, conosciuto da moltissime Sezioni in tutta Italia, che continuano ad apprezzare quanto noi facciamo.
E, consentitemelo, anche per quest’anno un caloroso, affettuoso grazie a mia moglie Chiara, che nulla ha mai opposto in questi diciotto anni, nei quali mi dedicavo al Gruppo, cosciente che tutto veniva fatto con serietà, con impegno, ma anche con piacere e con orgoglio adoperandomi per il Gruppo, per il Comitato, per gli Alpini.
E, ovviamente, un caloroso “buon lavoro” al nuovo Capogruppo che verrà dopo di me.
VIVA IL GRUPPO E IL COMITATO, VIVA LA SEZIONE, VIVA L’ASSOCIAZIONE, VIVA GLI ALPINI, VIVA L’ITALIA.


Foto
©Luca Geronutti