Natale di Guerra a Milano

Il primo Natale di guerra per i soldati al fronte fu veramente duro: per la prima volta non poterono ritrovarsi con le famiglie e godere di quella particolare atmosfera familiare tipica di questa ricorrenza. A maggior ragione fu più duro e malinconico per chi ebbe già un proprio caro caduto sul campo di battaglia.
Tuttavia la popolazione civile cercò in ogni modo e con qualsiasi mezzo di alleviare le sofferenze dei combattenti al fronte o dei soldati che – già numerosi – erano rimasti feriti e ricoverati presso gli ospedali nelle retrovie e all’interno del Paese. In particolare Milano fu l’esempio per tutte le città d’Italia nel soccorrere e affrontare nel migliore dei modi le festività natalizie dell’anno 1915.

Fra le molteplici iniziative sorte da vari comitati d’assistenza, le cronache dell’epoca diedero grande risalto all’iniziativa “Alberi di Natale per i feriti”. Più di 300 abeti vennero infatti collocati nei locali del Palazzo del Commercio in via Torino e sui tavoli vennero predisposti numerosi oggetti in vendita che, una volta acquistati dalla gente, venivano collocati sugli alberi ognuno dei quali sarebbe poi stato inviato agli ospedali, ai ricoverati e agli ammalati. Così sui tavoli si vedevano orologi, borselli, sciarpe di lana, pipe, bottoni da polsini, cartoline, saponette, specchietti, scatolette di dolci e altro. Una gran massa di popolo comprava e poi offriva la roba deponendola alla base dell’albero.
Nella notte di Natale tutti gli alberi furono portati nei 50 ospedali che già erano stati installati nella città di Milano: i feriti furono portati nei saloni principali e là videro gli alberi pieni di doni, illuminati con delle lampadine elettriche tricolori. Inoltre signore e signorine volontarie portavano dei pacchetti natalizi presso i letti dei feriti e degenti più gravi che per questo motivo non potevano alzarsi dal letto; fu così che ciascun ferito ebbe un regalo.
Furono distribuiti 8 mila doni principali (orologi, portafogli, penne stilografiche, sciarpe, camice e calze); 25 mila doni minori (pipe, tabacchiere, portasigarette, bomboniere e numerosissime cartoline).
Infine furono offerti oltre 7 mila quintali di panettone, 2 mila litri di vino bianco dolce, spumante e numerosissima frutta fresca.

Un’altra iniziativa fu quella della preparazione di oltre 40 mila “Pacchi di Natale” che il Comitato Milanese appositamente costituito preparò per i Reggimenti del III Corpo d’Armata di Stanza a Milano e che poi vennero distribuiti rallegrando soprattutto quei militari che risultavano non aver più nessuno che potesse dare a loro un piccolo dono.
Numerose altre iniziative vennero create sia per alleviare i soldati al fronte con l’invio di corredi d’indumenti invernali (sciarpe, guanti, berretti e pettorine), ma soprattutto azioni di soccorso tendenti ad aiutare i profughi delle terre toccate dalla furia bellica e i bambini sia profughi che rimasti orfani di padre a seguito della guerra e che – pertanto – persero l’unico sostentamento economico: il Comune di Milano aiutò senza lesinare anche questi piccoli orfani.