Prof. Andrea Saccoman
Il dominio dell’Adriatico fu uno dei maggiori
obiettivi strategici dell’Italia sin dal 1861. In tale quadro
generale, l’Albania aveva un’importanza speciale.
In conseguenza delle guerre balcaniche del 1912-13 e dello smembramento
dei domini europei dell’Impero ottomano, l’Albania
divenne uno Stato indipendente. Ben presto, tuttavia, il paese
precipitò in uno stato di anarchia.
Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, il governo italiano
temette che l’instabile situazione della regione potesse
preludere a una conquista da parte di una qualche potenza. Perciò,
pur mantenendo lo stato di neutralità, si decise di mettere
piede a Valona dapprima sbarcando dalla Regia Nave Dandolo una
missione sanitaria il 26 ottobre 1914, poi facendo occupare da
una compagnia da sbarco della Regia Nave Etna l’isolotto
di Saseno, che chiude e domina la baia di Valona.
Infine, nel primo pomeriggio del 29 dicembre, sbarcava a Valona
un piccolo corpo di occupazione formato dal 10° Reggimento
Bersaglieri con i Battaglioni XVI, XXXIV, XXXV, una batteria someggiata,
una batteria di cannoni da 87B, un plotone del Genio, una sezione
Carabinieri, un drappello di sanità, un drappello di sussistenza.
Il
Governo italiano aveva concepito lo sbarco di truppe in Albania
specialmente come un mezzo di penetrazione politica. Poi, in seguito
alla necessità di salvare l’esercito serbo in ritirata,
il 1° dicembre 1915 fu costituito il Regio Corpo speciale
italiano destinato ad operare in Albania, al comando del generale
Emilio Bertotti.
Questo corpo non dipendeva dal Comando Supremo, ma direttamente
dal Ministero della Guerra. L’avventura albanese fu caldeggiata
soprattutto dal Ministro degli Esteri Sidney Sonnino. Non si pensò
di coordinare le operazioni in Albania con quelle del fronte dell’Isonzo.
Cadorna era contrario ad ogni azione sulla sponda orientale del
basso Adriatico, convinto che costituisse un dispendio di forze
non proporzionato ai risultati. Era semmai favorevole a una modesta
partecipazione all’impresa alleata di Salonicco.
Oltre alle truppe già esistenti a Valona furono inviate
in Albania:
Brigata Savona;
Brigata Verona;
47° e 48° Reggimento Fanteria di Milizia Territoriale;
Squadrone cavalleggeri sardo;
3 batterie someggiate da 70;
2 batterie Skoda da 75;
7 batterie da posizione da 87B;
Reparti vari del Genio, Sanità, aliquote dei servizi.
Scopi del corpo speciale erano: assicurare il possesso della regione
di Valona e possibilmente quello di Durazzo; proteggere lo sgombero
dell’esercito serbo e rifornirlo di vettovaglie, munizioni
e materiali.

Il 2 dicembre 1915 il Comando del Corpo speciale
sbarcava a Valona. Il 4 dicembre partiva da Valona, diretto a
Durazzo, il generale Domenico Guerrini con il comando della Brigata
Savona e il 15° Reggimento Fanteria. Dopo marce faticose per
terreni paludosi il contingente arrivava a Durazzo il 19 dicembre.
In quegli stessi giorni l’esercito serbo era in ritirata
e ripiegava disordinatamente in Albania. È nota l’operazione
di evacuazione condotta dalla Regia Marina, che tra il 12 dicembre
1915 e il 26 febbraio 1916 permise di imbarcare e portare in salvo
circa 136.000 soldati serbi, oltre 23.000 prigionieri austriaci,
svariate decine di migliaia di profughi civili, 22.000 tonnellate
di viveri, foraggi, medicinali, materiali vari e anche circa 10.000
quadrupedi.
Tra il 13 e il 15 gennaio 1916 sbarcò a Valona il 16°
Reggimento Fanteria destinato a Durazzo in rinforzo del 15°,
riunendo così al completo la Brigata Savona.
IL 23 febbraio 1916 forze austriache attaccarono da est e da sud
la posizione di Durazzo obbligando le nostre truppe a ripiegare.
Dopo tre giorni di combattimenti, il 26 febbraio il contingente
italiano fu sgomberato via mare e riportato a Valona.
Il 2 marzo 1916 il Corpo speciale fu posto alle dirette dipendenze
del Comando Supremo, anche se l’opinione di Cadorna non
era mutata. Il 7 marzo il generale Settimio Piacentini assunse
il comando delle truppe in Albania, che il 13 marzo divennero
il XVI Corpo d’Armata, con alle dipendenze tre divisioni:
38a, 43a, 44a. Le ultime due furono però più tardi
richiamate (la 44a il 15 maggio, la 43a il 1° giugno) per
contribuire a parare l’offensiva austriaca nel Trentino.
Alla fine di agosto del 1916, cessate le preoccupazioni sul fronte
italiano, le truppe in Albania finalmente cominciarono operazioni
di un certo respiro destinate ad allargare l’occupazione
verso il settore meridionale, per prevenire occupazioni da parte
della Grecia ed esercitare pressioni su quel paese, la cui posizione
nella guerra era ancora incerta.
Il 2 ottobre 1916 una colonna composta dal XXXIV Battaglione Bersaglieri,
un battaglione del 204° Reggimento Fanteria (Brigata Tanaro),
uno squadrone cavalleggeri, una batteria someggiata da 70 e aliquote
dei servizi occupò Argirocastro, mentre un contingente
formato da un altro battaglione del 204° Fanteria, uno squadrone
cavalleggeri di Lodi, due squadroni cavalleggeri di Catania, una
batteria Krupp da montagna, aliquote del Genio e 30 carabinieri
a cavallo, sbarcava dal mare a Santi Quaranta.
Il 9 ottobre furono occupate Klisura e Premeti. Comandò
l’operazione il colonnello Vincenzo Carbone, con il 203°
Reggimento Fanteria al gran completo, uno squadrone cavalleggeri
e due batterie da montagna, concentrati a Tepeleni, oltre al XXXIV
Battaglione Bersaglieri e una batteria da Argirocastro. L’avanzata
procedette senza che si incontrasse resistenza. Alle 11.30 le
avanguardie italiane entrarono di sorpresa a Klisura. Tre ore
dopo il Battaglione Bersaglieri occupava Premeti.
In seguito elementi di cavalleria si spinsero fino a Perati, sul
confine greco, e un reparto raggiunse Murzi. Il 18 ottobre uno
squadrone cavalleggeri prendeva possesso dell’importante
nodo stradale di Liaskoviki, dove fu inviata, di rinforzo una
compagnia di fanteria.
Da questo momento il fronte albanese sarebbe divenuto, dopo il
fronte principale ai confini italiani, quello dove l’esercito
italiano nel corso della grande guerra avrebbe dislocato più
truppe, arrivando il contingente a contare circa 100.000 uomini
nell’estate del 1918.

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