Dosso Faiti

Prof. Andrea Saccoman

Il Faiti è un’altura dell’altipiano carsico, collocata a metà strada circa tra il corso del fiume Vipacco e l’abitato di Kostanjevica (Castagnevizza in italiano). Dopo la sesta battaglia dell’Isonzo era divenuto il caposaldo della difesa austriaca a est del Vallone.
La sua conquista da parte delle truppe della 45a Divisione (XI C.d’A., 3a Armata) fu forse il più rilevante risultato della nona battaglia dell’Isonzo.
All’alba del 1° novembre 1916 la divisione aveva in linea tre brigate. Da sinistra a destra: la Toscana (Reggimenti 77° e 78°), la Lombardia (Reggimenti 73° e 74°), la I Bersaglieri (Reggimenti 6° e 12°). Davanti ad esse stavano le alture del Veliki (m 343) e del Pecinka (m 291). In riserva divisionale stava la Brigata Trapani (Reggimenti 144° e 149°).
Il Generale Giuseppe Venturi, comandante della Divisione, alle 11 fece attaccare le tre Brigate contemporaneamente su tutto il fronte: la Toscana doveva puntare sul Veliki; la Lombardia e i Bersaglieri dovevano avanzare sul versante settentrionale del Pecinka.
La Brigata Toscana superò le difese austriache malgrado l’accanita resistenza. Alle 12,30 il 73° Reggimento della Brigata Lombardia conquistò il nodo stradale tra il Veliki e il Pecinka, che il nemico aveva organizzato a caposaldo. Contemporaneamente il 74° Reggimento occupò una posizione tra quota 376 e quota 308 del Pecinka. Quest’ultima posizione era conquistata alle 12,40 dal 12° Reggimento Bersaglieri.
L’avanzata della Divisione era stata bene appoggiata dal tiro delle batterie da campagna e da montagna, seguendo i dischi bianchi portati dalle truppe più avanzate, le quali, continuamente alimentate da nuove forze, furono in grado di eliminare rapidamente le successive resistenze avversarie. La Brigata Trapani s’era intanto portata sulla prima linea austriaca ora superata, e alle 15,15 il generale Venturi ordinò alle truppe di sistemarsi sulla linea raggiunta per riprendere l’avanzata contro la linea di Castagnevizza alle 16,30. Ma la stanchezza delle truppe e l’ora ormai tarda, data la stagione, indussero a rinviare l’azione al giorno dopo.
Nella notte tra il 1° e il 2 novembre gli austriaci scatenarono un autentico uragano di fuoco contro le posizioni conquistate dagli italiani e intorno alle 4 antimeridiane contrattaccarono in forze. I reparti italiani resistettero e mantennero le posizioni. La Brigata Toscana con una brillante manovra riuscì a circondare i reparti nemici, catturandoli. Nelle mani dei suoi due reggimenti rimasero circa 1500 prigionieri, fra i quali il comandante della 55a Brigata di fanteria austro-ungarica con tutto il suo stato maggiore, e un’intera colonna di rifornimenti.
Secondo gli ordini emanati nel pomeriggio del 1° novembre dal Comando della 45a Divisione, la Brigata Toscana doveva dirigersi contro la posizione di quota 432 del Faiti, la Brigata Lombardia e la Brigata Bersaglieri rispettivamente contro quelle a nord e a sud di quota 378.
Il comandante della Brigata Toscana, generale Francesco Gagliani, mosse su tre colonne le quali riuscirono, con uno slancio che pare encomiabile anche a cento anni di distanza, a sopraffare la resistenza austriaca e verso le quattro del pomeriggio conquistarono la posizione di quota 432 del Faiti, la più importante. Le ricognizioni spinte verso la quota 464 constatarono però che gli austriaci avevano lì realizzato una nuova linea di resistenza in piena efficienza.
La Brigata Lombardia avanzò sopra il costone a sud del Faiti anch’essa sino alla quota 432 e si fermò per l’impossibilità di procedere contro la nuova linea austriaca senza adeguata preparazione di artiglieria. La Brigata Bersaglieri si fermò sulla linea tra quota 319 e quota 278.
Al calar della sera del 2 novembre 1916, la 3a Armata aveva fatto progressi sull’Altipiano carsico a nord della rotabile di Castagnevizza; verso sud, invece, la resistenza austriaca si era rivelata tenacissima e aveva in gran parte conservato le posizioni. Sull’intero fronte di battaglia l’avanzata raggiunse la profondità di 3 km su 5 e mezzo di ampiezza. Furono catturati circa 3600 prigionieri, 3 cannoni e notevoli quantità di materiali.