Prof.
Andrea Saccoman
Tutti sanno che tra il 1911 e il 1912 l’Italia
combatté una guerra per conquistare la Libia. Molti ricordano
che le operazioni militari per il controllo del territorio proseguirono
a lungo dopo la firma della pace.
Però forse non tutti sanno che, in Libia, operazioni militari
continuarono per tutta la durata della Grande Guerra. Tra la primavera
e l’estate del 1915 tutti i presidi all’interno furono
costretti a ritirarsi sino alla costa e l’occupazione italiana
si ridusse alle basi di Tripoli e Homs in Tripolitania, Cirene,
Merg, Bengasi, Derna e Tobruk in Cirenaica.
Dal
15 luglio 1915 e fino al 5 agosto 1918 fu governatore della Tripolitania
e reggente per la Cirenaica il generale Giovanni Ameglio (1854-1921),
forse non un fulmine di guerra, ma certamente un soldato coloniale
molto esperto ed energico. Il 21 maggio 1916 fece rioccupare Zuara,
un centinaio di chilometri a ovest di Tripoli, e cercò
poi di fare del suo meglio con le truppe a disposizione. Cadorna
aveva infatti fatto rientrare in Italia tutti i migliori reparti
nazionali dislocati in Libia, e nella colonia erano rimasti ascari
eritrei e somali, in genere soldati di buona qualità ma
in numero insufficiente, ausiliari libici, non sempre di sicuro
affidamento, e pochi reparti combattenti nazionali di non eccelsa
qualità, oltre all’artiglieria, il genio e i servizi.
Con lo scoppio della guerra mondiale i ribelli arabi e berberi
ricevettero aiuti in armi, denaro, materiali vari e “consiglieri
militari” dalla Turchia e dalla Germania.
Uno dei capi della rivolta fu il berbero Suleimàn el-Baruni,
senatore ottomano, investito con firmano imperiale del titolo
di Governatore della Tripolitania. Egli aveva posto il suo comando
nel castello di el-Agelàt, da dove guidava le incursioni
contro il presidio italiano di Zuara.
Di fronte al pericolo di un imminente attacco, all’inizio
del 1917 il generale Ameglio decise di prevenire l’azione
dei ribelli: inviò da Tripoli un rinforzo di due battaglioni
eritrei e affidò al generale Giulio Latini (1857-1940),
un altro veterano delle guerre coloniali, comandante delle truppe
della Tripolitania, la direzione delle operazioni, per eliminare
ogni pericolo nell’area occidentale della colonia.
Il 15 gennaio 1917 il generale Latini si mosse da Zuara in direzione
di el-Agelàt, cioè una trentina di chilometri a
sud-est, alla testa di una colonna composta da cinque battaglioni
di ascari eritrei, diverse bande di irregolari libici e tre batterie
di artiglieria per un totale di 5700 uomini, 200 cavalli e 14
pezzi, oltre ai servizi indispensabili.
Verso le due antimeridiane del 16 gennaio le truppe del generale
Latini presero contatto con il grosso delle forze nemiche, valutate
in circa 5000 uomini. Il combattimento iniziò presso l’oasi
di el-Gedida intorno alle nove e mezza del mattino e durò
molto violento fin verso le due e mezza del pomeriggio. L’avvolgimento
dell’ala sinistra nemica decise infine la vittoria italiana.
Il giorno successivo, 17 gennaio 1917, le truppe del generale
Latini, lanciate all’inseguimento, raggiunsero l’avversario
che si era disposto a difesa davanti a el-Agelàt. Nonostante
una violenta tempesta di sabbia si ingaggiò il combattimento,
che durò all’incirca tra mezzogiorno e le tre del
pomeriggio. Il nemico fu obbligato a ripiegare verso sud e verso
est. La colonna Latini, rimasta padrona del campo, il 18 gennaio
rientrava a Zuara. i comunicati ufficiali italiani attribuirono
408 morti ai ribelli libici, 76 morti e 235 feriti alle truppe
italiane, compreso il comandante, colpito non gravemente a un
fianco. Sul terreno furono recuperati 233 fucili.
Sul piano tattico i combattimenti del 16 e 17 gennaio furono senza
dubbio delle vittorie italiane ma, dato che non si riuscì
a farle seguire da stabili occupazioni territoriali, non ebbero
alcun valore decisivo e per l’inizio della vera e propria
riconquista della Libia si dovette attendere la fine della Grande
Guerra.
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