16 gennaio 1917
Battaglia in Libia

Prof. Andrea Saccoman

Tutti sanno che tra il 1911 e il 1912 l’Italia combatté una guerra per conquistare la Libia. Molti ricordano che le operazioni militari per il controllo del territorio proseguirono a lungo dopo la firma della pace.
Però forse non tutti sanno che, in Libia, operazioni militari continuarono per tutta la durata della Grande Guerra. Tra la primavera e l’estate del 1915 tutti i presidi all’interno furono costretti a ritirarsi sino alla costa e l’occupazione italiana si ridusse alle basi di Tripoli e Homs in Tripolitania, Cirene, Merg, Bengasi, Derna e Tobruk in Cirenaica.

Dal 15 luglio 1915 e fino al 5 agosto 1918 fu governatore della Tripolitania e reggente per la Cirenaica il generale Giovanni Ameglio (1854-1921), forse non un fulmine di guerra, ma certamente un soldato coloniale molto esperto ed energico. Il 21 maggio 1916 fece rioccupare Zuara, un centinaio di chilometri a ovest di Tripoli, e cercò poi di fare del suo meglio con le truppe a disposizione. Cadorna aveva infatti fatto rientrare in Italia tutti i migliori reparti nazionali dislocati in Libia, e nella colonia erano rimasti ascari eritrei e somali, in genere soldati di buona qualità ma in numero insufficiente, ausiliari libici, non sempre di sicuro affidamento, e pochi reparti combattenti nazionali di non eccelsa qualità, oltre all’artiglieria, il genio e i servizi.

Con lo scoppio della guerra mondiale i ribelli arabi e berberi ricevettero aiuti in armi, denaro, materiali vari e “consiglieri militari” dalla Turchia e dalla Germania.
Uno dei capi della rivolta fu il berbero Suleimàn el-Baruni, senatore ottomano, investito con firmano imperiale del titolo di Governatore della Tripolitania. Egli aveva posto il suo comando nel castello di el-Agelàt, da dove guidava le incursioni contro il presidio italiano di Zuara.
Di fronte al pericolo di un imminente attacco, all’inizio del 1917 il generale Ameglio decise di prevenire l’azione dei ribelli: inviò da Tripoli un rinforzo di due battaglioni eritrei e affidò al generale Giulio Latini (1857-1940), un altro veterano delle guerre coloniali, comandante delle truppe della Tripolitania, la direzione delle operazioni, per eliminare ogni pericolo nell’area occidentale della colonia.
Il 15 gennaio 1917 il generale Latini si mosse da Zuara in direzione di el-Agelàt, cioè una trentina di chilometri a sud-est, alla testa di una colonna composta da cinque battaglioni di ascari eritrei, diverse bande di irregolari libici e tre batterie di artiglieria per un totale di 5700 uomini, 200 cavalli e 14 pezzi, oltre ai servizi indispensabili.
Verso le due antimeridiane del 16 gennaio le truppe del generale Latini presero contatto con il grosso delle forze nemiche, valutate in circa 5000 uomini. Il combattimento iniziò presso l’oasi di el-Gedida intorno alle nove e mezza del mattino e durò molto violento fin verso le due e mezza del pomeriggio. L’avvolgimento dell’ala sinistra nemica decise infine la vittoria italiana.
Il giorno successivo, 17 gennaio 1917, le truppe del generale Latini, lanciate all’inseguimento, raggiunsero l’avversario che si era disposto a difesa davanti a el-Agelàt. Nonostante una violenta tempesta di sabbia si ingaggiò il combattimento, che durò all’incirca tra mezzogiorno e le tre del pomeriggio. Il nemico fu obbligato a ripiegare verso sud e verso est. La colonna Latini, rimasta padrona del campo, il 18 gennaio rientrava a Zuara. i comunicati ufficiali italiani attribuirono 408 morti ai ribelli libici, 76 morti e 235 feriti alle truppe italiane, compreso il comandante, colpito non gravemente a un fianco. Sul terreno furono recuperati 233 fucili.
Sul piano tattico i combattimenti del 16 e 17 gennaio furono senza dubbio delle vittorie italiane ma, dato che non si riuscì a farle seguire da stabili occupazioni territoriali, non ebbero alcun valore decisivo e per l’inizio della vera e propria riconquista della Libia si dovette attendere la fine della Grande Guerra.