Comincia la ritirata tedesca
sulla nuova linea Sigfrido

Prof. Andrea Saccoman

Il 29 agosto 1916 il generale Erich von Falkenhayn fu sostituito quale capo di stato maggiore imperiale tedesco dalla coppia formata da Paul von Hindenburg e dal suo quartiermastro generale Erich Ludendorff, reduci dai successi del fronte orientale.
Essi portarono un nuovo concetto di guerra nel comando supremo dell’esercito: le sanguinose battaglie dei Verdun e della Somme si sarebbero concluse, sul fronte occidentale si sarebbe tenuto un atteggiamento difensivo e il baricentro della guerra sarebbe stato spostato sul fronte orientale, dove la debolezza dell’esercito russo offriva l’opportunità di ottenere una vittoria decisiva.
Speravano poi che con la guerra sottomarina indiscriminata, cominciata il 1° febbraio 1917, si potessero ridurre i rifornimenti alle truppe alleate al punto da impedire loro azioni offensive in grande stile e, in prospettiva, strangolarle economicamente.
Il concetto di non abbandonare nemmeno un metro del terreno conquistato sul fronte occidentale fu abbandonato, e prevalse invece l’idea di ritirarsi su di una linea più corta e più forte perché preventivamente allestita. Ciò avrebbe permesso di ritirare dal fronte tredici divisioni e cinquanta batterie di artiglieria pesante.
La nuova linea fu chiamata Siegfriedstellung, linea Sigfrido, dai tedeschi, e correva approssimativamente per centoventi chilometri da Arras e Soissons, una quarantina di chilometri più indietro rispetto al fronte esistente. Gli inglesi, e in genere gli italiani, la chiamarono invece linea Hindenburg. Per quattro mesi 370.000 lavoratori, tra riservisti, civili e prigionieri di guerra sgobbarono giorno e notte per approntare le nuove postazioni difensive.
La difesa si sarebbe basata su zone difensive divise in più linee. La prima era costituita da un fossato anticarro largo circa tre metri e mezzo e profondo circa due e mezzo. La prima vera e propria linea di difesa posta dietro il fossato si componeva di un minimo di cinque barriere di filo spinato profonde circa tre metri e mezzo e distanziate circa venti metri l’una dall’altra.
Dietro le barriere di filo spinato veniva il nerbo della difesa, ovvero postazioni di mitragliatrici installate all’interno di veri e propri fortini di cemento armato, disposte a scacchiera, distanziate tra loro ma in grado di sostenersi con fuoco incrociato.

Dietro ancora vi era un sistema di trincee a zigzag: ogni segmento era lungo tra i sei e dieci metri e poi formava un angolo di 120 gradi per evitare il fuoco d’infilata. Le trincee erano ben rifornite di vettovaglie e munizioni, ospitavano postazioni di pronto soccorso, ed erano dotate di energia elettrica e collegamenti telegrafici. Infine, erano protette da tettoie ricoperte con uno strato di terriccio alto tra i sei e gli otto metri, in grado di assorbire i colpi d’artiglieria e le bombe d’aereo. Sul retro del dispositivo, infine, agivano due linee di artiglieria con i pezzi già puntati in modo da offrire un efficace fuoco di sbarramento.
L’operazione di arretramento cominciò il 9 febbraio 1917: tutti i materiali, le attrezzature, gli strumenti utili alla guerra, il cibo e gli altri generi di prima necessità cominciarono ad essere trasportati sulle nuove posizioni, in viaggi notturni, utilizzando in tutto 900 convogli ferroviari che rimorchiarono 37100 vagoni.
Dopodiché tutte le linee ferroviarie e le vie di comunicazione tra la vecchia e la nuova posizione furono distrutte o messe fuori uso, tutti gli alberi furono abbattuti, i pozzi inquinati, i centri abitati rasi al suolo, laddove già non lo fossero stati dai combattimenti; il bestiame che non fosse possibile portar via fu abbattuto, mine e trappole esplosive furono disseminate un po’ dovunque lungo le linee di avanzata degli eserciti alleati.
Infine, con movimenti cominciati il 23 febbraio nei tratti più esposti e conclusi entro il 20 marzo, anche le truppe raggiunsero le nuove posizioni. Troppo tardi gli alleati anglofrancesi si resero conto di quanto stava accadendo. Nel complesso quella che i tedeschi avevano chiamato operazione Alberich fu una delle più riuscite ritirate strategiche della storia, anche se la tattica da “terra bruciata” che fu così efficacemente e brutalmente applicata fornì alla propaganda dell’Intesa nuovi elementi per dimostrare la “barbarie” teutonica.