| Prof. Andrea Saccoman Alla 10a battaglia dell’Isonzo parteciparono 140 velivoli 
                del Corpo Aeronautico Militare.
 Prima dell’inizio dei combattimenti si sviluppò una 
                grande attività per l’inquadramento del tiro delle 
                artiglierie, insieme alle ricognizioni effettuate con l’obiettivo 
                di precisare, tramite l’osservazione diretta e il rilevamento 
                fotografico, lo schieramento delle batterie e la situazione delle 
                linee di difesa avversarie.
 
 Con l’inizio della battaglia i velivoli 
                intervennero direttamente con: la ricognizione vicina, per constatare 
                gli effetti di distruzione dei tiri dell’artiglieria e le 
                effettive condizioni delle difese avversarie; la sorveglianza 
                del campo di battaglia e delle immediate retrovie del nemico, 
                allo scopo di individuare i rincalzi e le riserve accorrenti e 
                ostacolarne l’afflusso; la ricognizione lontana per segnalare 
                i movimenti di eventuali rinforzi.L’azione caratteristica nel corso della battaglia fu, ovviamente, 
                il bombardamento leggero, il mitragliamento, lo spezzonamento 
                e il lancio di frecce contro le truppe nemiche ammassate e contro 
                le postazioni di artiglieria, alla quale parteciparono tutti gli 
                apparecchi disponibili delle squadriglie dipendenti dai Comandi 
                della 3a Armata e della Zona di Gorizia che non esitarono, insieme 
                agli apparecchi da caccia, a concorrere in massa all’assalto 
                delle fanterie, mitragliando a bassa quota le prime linee e i 
                rincalzi avversari.
 
 Apparecchi trimotori Caproni , in gruppi da 4 
                a 12, appartenenti alle squadriglie a disposizione del Comando 
                Supremo, lanciarono bombe da 130, 162 e 260 mm, per un totale 
                di oltre 10.000 chili di esplosivo su batterie, truppe e centri 
                vitali del nemico.Nel pomeriggio del 14 maggio 1917, 12 Caproni bombardarono truppe, 
                baraccamenti e convogli nella zona San Marco – Ranziano 
                – Vogersko. Il giorno dopo altri 4 bersagliarono truppe 
                in Val di Rose e nei pressi di Ajsovizza, il 18 maggio, nel primo 
                pomeriggio, 6 Caproni lanciarono 70 bombe nella zona del Semmer. 
                Il 23 maggio, poco prima dello scatto delle fanterie della 3a 
                Armata, 16 apparecchi da ricognizione e 18 caccia mitragliarono 
                e bombardarono truppe nella zona di Medeazza. Il mattino del 24 
                batterie ed ammassamenti di truppe nei pressi di Brestovizza e 
                Voiscizza furono bersagliati da un gruppo di 8 Caproni con 1200 
                chili di bombe. Nel pomeriggio 4 Caproni bombardarono la stazione 
                di Santa Lucia di Tolmino e altri 12 lanciarono più di 
                1300 chili di alto esplosivo su batterie e riserve di truppe nella 
                zona Voiscizza – Birhula – Vale.
 
 Il 25 maggio l’azione di bombardamento 
                proseguì col lancio, al mattino, di oltre 1500 chili di 
                bombe sui baraccamenti di Santa Lucia di Tolmino e di altrettanti 
                nuovamente sulla stazione di Santa Lucia di Tolmino e sulla stazione 
                di Grahovo; nel pomeriggio, 1700 chili di esplosivo furono sganciati 
                su batterie e ammassamenti di truppe nella zona Medeazza – 
                Hermada – Brestovizza – Vale, mentre 12 apparecchi 
                da ricognizione e 13 da caccia della Zona di Gorizia bombardarono 
                e mitragliarono truppe a Gargaro, a Britof e sul rovescio del 
                Monte Santo. Il giorno 26 si ebbero altre quattro azioni di bombardamento 
                degne di rilievo: la stazione di Santa Lucia di Tolmino fu colpita 
                in pieno e un deposito di munizioni nei pressi della stessa fu 
                fatto saltare in aria; truppe, baraccamenti e carriaggi furono 
                bombardati e mitragliati nel triangolo Canale – Kal – 
                Hoje, sul rovescio dell’Hermada e lungo l’itinerario 
                Duino – Cerovlje – Comen.I dirigibili italiani bombardavano di notte: in quelle tra 15/16, 
                16/17, 17/18 e 20/21 maggio 1917 compirono quattro incursioni 
                oltre le linee nemiche e bombardarono con oltre 4000 chili di 
                esplosivo accampamenti e batterie nelle zone del San Marco, della 
                strada Ovcia Draga-Vogersko, sudorientale di Gorizia e di Starazagora.
 Le sezioni aerostatiche dipendenti dai comandi delle grandi unità 
                diedero un prezioso contributo individuando centinaia di postazioni 
                di artiglierie nemiche. Anche il personale di terra svolse un’opera 
                preziosa, ma vanno ricordati gli addetti ai laboratori fotografici 
                che riuscivano a sviluppare e stampare le immagini dei rilievi 
                aerei dopo sole due ore dal ritorno al campo dell’osservatore.
 L’attività aerea del nemico fu fortemente ostacolata 
                dalle ininterrotte crociere dei caccia italiani. Ciononostante 
                furono bombardati dagli austriaci centri come Udine, Dolcè, 
                San Gorgio di Nogaro, Aquileia, Cervignano, Sagrado, Cormons, 
                Villa Vicentina, e vi furono vittime civili persino in centri 
                costieri lontani dal fronte come Pescara, in Abruzzo.
  
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