12-28 maggio 1917
l’azione dell’aeronautica
nella decima battaglia dell’Isonzo

Prof. Andrea Saccoman


Alla 10a battaglia dell’Isonzo parteciparono 140 velivoli del Corpo Aeronautico Militare.
Prima dell’inizio dei combattimenti si sviluppò una grande attività per l’inquadramento del tiro delle artiglierie, insieme alle ricognizioni effettuate con l’obiettivo di precisare, tramite l’osservazione diretta e il rilevamento fotografico, lo schieramento delle batterie e la situazione delle linee di difesa avversarie.

Con l’inizio della battaglia i velivoli intervennero direttamente con: la ricognizione vicina, per constatare gli effetti di distruzione dei tiri dell’artiglieria e le effettive condizioni delle difese avversarie; la sorveglianza del campo di battaglia e delle immediate retrovie del nemico, allo scopo di individuare i rincalzi e le riserve accorrenti e ostacolarne l’afflusso; la ricognizione lontana per segnalare i movimenti di eventuali rinforzi.
L’azione caratteristica nel corso della battaglia fu, ovviamente, il bombardamento leggero, il mitragliamento, lo spezzonamento e il lancio di frecce contro le truppe nemiche ammassate e contro le postazioni di artiglieria, alla quale parteciparono tutti gli apparecchi disponibili delle squadriglie dipendenti dai Comandi della 3a Armata e della Zona di Gorizia che non esitarono, insieme agli apparecchi da caccia, a concorrere in massa all’assalto delle fanterie, mitragliando a bassa quota le prime linee e i rincalzi avversari.

Apparecchi trimotori Caproni , in gruppi da 4 a 12, appartenenti alle squadriglie a disposizione del Comando Supremo, lanciarono bombe da 130, 162 e 260 mm, per un totale di oltre 10.000 chili di esplosivo su batterie, truppe e centri vitali del nemico.
Nel pomeriggio del 14 maggio 1917, 12 Caproni bombardarono truppe, baraccamenti e convogli nella zona San Marco – Ranziano – Vogersko. Il giorno dopo altri 4 bersagliarono truppe in Val di Rose e nei pressi di Ajsovizza, il 18 maggio, nel primo pomeriggio, 6 Caproni lanciarono 70 bombe nella zona del Semmer. Il 23 maggio, poco prima dello scatto delle fanterie della 3a Armata, 16 apparecchi da ricognizione e 18 caccia mitragliarono e bombardarono truppe nella zona di Medeazza. Il mattino del 24 batterie ed ammassamenti di truppe nei pressi di Brestovizza e Voiscizza furono bersagliati da un gruppo di 8 Caproni con 1200 chili di bombe. Nel pomeriggio 4 Caproni bombardarono la stazione di Santa Lucia di Tolmino e altri 12 lanciarono più di 1300 chili di alto esplosivo su batterie e riserve di truppe nella zona Voiscizza – Birhula – Vale.

Il 25 maggio l’azione di bombardamento proseguì col lancio, al mattino, di oltre 1500 chili di bombe sui baraccamenti di Santa Lucia di Tolmino e di altrettanti nuovamente sulla stazione di Santa Lucia di Tolmino e sulla stazione di Grahovo; nel pomeriggio, 1700 chili di esplosivo furono sganciati su batterie e ammassamenti di truppe nella zona Medeazza – Hermada – Brestovizza – Vale, mentre 12 apparecchi da ricognizione e 13 da caccia della Zona di Gorizia bombardarono e mitragliarono truppe a Gargaro, a Britof e sul rovescio del Monte Santo. Il giorno 26 si ebbero altre quattro azioni di bombardamento degne di rilievo: la stazione di Santa Lucia di Tolmino fu colpita in pieno e un deposito di munizioni nei pressi della stessa fu fatto saltare in aria; truppe, baraccamenti e carriaggi furono bombardati e mitragliati nel triangolo Canale – Kal – Hoje, sul rovescio dell’Hermada e lungo l’itinerario Duino – Cerovlje – Comen.
I dirigibili italiani bombardavano di notte: in quelle tra 15/16, 16/17, 17/18 e 20/21 maggio 1917 compirono quattro incursioni oltre le linee nemiche e bombardarono con oltre 4000 chili di esplosivo accampamenti e batterie nelle zone del San Marco, della strada Ovcia Draga-Vogersko, sudorientale di Gorizia e di Starazagora.
Le sezioni aerostatiche dipendenti dai comandi delle grandi unità diedero un prezioso contributo individuando centinaia di postazioni di artiglierie nemiche. Anche il personale di terra svolse un’opera preziosa, ma vanno ricordati gli addetti ai laboratori fotografici che riuscivano a sviluppare e stampare le immagini dei rilievi aerei dopo sole due ore dal ritorno al campo dell’osservatore.
L’attività aerea del nemico fu fortemente ostacolata dalle ininterrotte crociere dei caccia italiani. Ciononostante furono bombardati dagli austriaci centri come Udine, Dolcè, San Gorgio di Nogaro, Aquileia, Cervignano, Sagrado, Cormons, Villa Vicentina, e vi furono vittime civili persino in centri costieri lontani dal fronte come Pescara, in Abruzzo.