Prof. Andrea Saccoman
Nacque
a Venezia il 21 settembre 1861, figlio di Antonio, dell’ultimo
ramo vivente dei Gonzaga di Vescovado, e di Domenica Priamo. Entrato
diciottenne nella scuola militare di Modena, ne uscì sottotenente
con anzianità 24 aprile 1881, assegnato al 44° reggimento
fanteria (Brigata Forlì), allora dislocato ad Alba e dall’autunno
1883 a Chieti. Promosso tenente il 19 luglio 1883, l’8 novembre
1883 sposò Ferdinanda Angela Alliana. Dal matrimonio nacquero
due figli, Maria Giuseppina nel 1884 e Ferrante nel 1889.
Dal 1886 al 1889 frequentò la Scuola di Guerra di Torino,
e dopo esser stato promosso capitano il 4 novembre 1889, nel 1890
fu ammesso nel Corpo di Stato Maggiore. Fu dapprima assegnato
al comando della divisione militare territoriale di Piacenza (decreto
23 ottobre 1890) e poi a quello del IV Corpo d’Armata (determinazione
ministeriale 3 aprile 1893), che stava sempre a Piacenza. Promosso
maggiore “a scelta” il 29 dicembre 1898 (con decorrenza
assegni dal 1° febbraio 1899), tornò in fanteria per
comandare il II Battaglione del 22° reggimento (Brigata Cremona,
a Piacenza).
Nel luglio del 1900, terminato il previsto periodo di comando
di truppe, fu nuovamente assegnato al Corpo di Stato Maggiore
e trasferito alla Scuola di Guerra di Torino, prima come insegnante
di Storia militare moderna e poi anche come relatore del consiglio
di amministrazione, fino al novembre 1906. Nel frattempo, il 26
giugno 1904, era promosso tenente colonnello.
Dal 29 novembre 1906 fu capo di stato maggiore della divisione
militare territoriale di Livorno, ma già il 21 febbraio
1907 passava a ricoprire lo stesso incarico nella divisione militare
territoriale di Novara, che lasciò in seguito a determinazione
ministeriale del 5 agosto 1909 per passare addetto al IV corpo
d’armata e poi, promosso colonnello il 30 dicembre 1909,
capo di stato maggiore dello stesso, che dal 1898 aveva la sua
sede a Genova.
Per decreto del 17 marzo 1912 andò a comandare il 42°
reggimento fanteria (Brigata Modena, a Genova). Il 9 luglio 1913
si imbarcava a Brindisi per andare a combattere in Cirenaica alla
testa di un reggimento misto e sbarcò a Tobruk.
Sciolto il detto reggimento,il 2 dicembre 1913 fu nominato comandante
della zona militare di Tobruk. Il 22 gennaio 1914 fu destinato
a Bengasi, a disposizione del governatore della Cirenaica, generale
Giovanni Ameglio, sostituendolo interinalmente durante i periodi
di assenza. Al comando di una colonna sconfisse i ribelli arabi
a Kasr Tecassis (28 aprile) e a Lezga (30 aprile 1914).
Il 23 maggio 1914 fu nominato comandante della zona militare di
el-Merg (Barce), e a luglio promosso maggior generale (Regio Decreto
2 luglio 1914 con anzianità 30 giugno 1914 e assegni dal
1° luglio). Condusse nuovi scontri vittoriosi contro i ribelli
della Cirenaica a Gerdes (14 luglio) e Kasr Benie (30 agosto 1914),
e il 21 ottobre sbarcava a Siracusa di ritorno in patria.
Il 1° novembre assunse il comando della brigata Salerno (89°
e 90° fanteria, a Genova), Ma il 14 febbraio 1915 fu messo
a disposizione e poi nominato intendente della 2ª armata,
incarico che ricoprì, dopo l’entrata in guerra dell’Italia,
fino al 28 ottobre, quando assunse il comando della 9ª divisione,
impiegata dapprima sul Podgora e sul Peuma e poi sul fronte trentino,
in Val d’Astico. Il generale si distinse come trascinatore
dei suoi fanti, cui offrì sempre l’esempio, esponendosi
senza risparmio nelle trincee e intervenendo anche in prima persona
per combattere, nell’inverno, un’epidemia di colera.
Ferito e decorato di medaglia d’argento per la riconquista
del monte Cimone, Gonzaga fu promosso tenente generale il 1°
giugno 1916 e restò in linea con la 9ª divisione sino
all’8 dicembre 1916. Il 20 gennaio 1917 assunse il comando
della 53ª divisione, grande unità di nuova formazione
nel piano di rafforzamento dell’esercito realizzato nell’inverno
1916/1917.
Nel corso della decima battaglia dell’Isonzo, il 18 maggio
1917, alla testa della sua divisione, Gonzaga riuscì a
conquistare l’importantissima posizione del monte Vodice
e a difenderla dai contrattacchi nemici, protrattisi fino alla
fine del mese, dirigendo e spronando i soldati fin sulle prime
linee. Nella sola giornata del 29 maggio 1917, le truppe sotto
il comando di Gonzaga respinsero ben cinque attacchi, tutti preceduti
da intensi bombardamenti. Tra il 14 e il 31 maggio la 53a divisione
perdette 407 ufficiali e 12.364 uomini di truppa tra morti, feriti
e dispersi. L’avversario lasciò nelle nostre mani
circa 7000 prigionieri di cui 201 ufficiali oltre a 5 mortai da
210, 10 cannoni di piccolo calibro, 22 lanciabombe, 47 mitragliatrici,
2463 fucili, e un’imponente quantità di materiale
vario. Al generale Gonzaga fu conferita la medaglia d’oro
al valor militare per il suo comportamento nel corso della battaglia.
Durante l’undicesima battaglia dell’Isonzo, la 53ª
divisione fu impegnata sul monte Cucco (Kuk) in aspri combattimenti
che le permisero di raggiungere le pendici dell’altopiano
della Bainsizza. Il 22 agosto 1917 Gonzaga fu «ferito da
scheggia di granata alla regione frontale con interessamento dei
tessuti molli mentre trovavasi nella sede del Comando tattico
divisionale sulle pendici occidentali del Vodice» e il 23
agosto fu «ferito da due pallottole di shrapnel alla regione
mammaria destra con interessamento dei tessuti molli mentre trovavasi
fra la sede del Comando tattico e la sella fra Vodice e Kuk arringando
un battaglione di riserva». Ciò gli valse una seconda
medaglia d’argento al valor militare.
Il 25 ottobre, alla testa della sua divisione, si portava su Stupizza
per cercare di arrestare l’avanzata nemica. Mentre si spingeva
avanti insieme con alcuni cavalleggeri in ricognizione delle posizioni
nemiche, fu seriamente ferito «da fuoco di mitragliatrice
nemica alla mano destra con asportazione del 3° e 4° dito
e falangina e falangetta del 5° ed alla coscia destra».
Rimase comunque al suo posto fino a quando le condizioni fisiche
glielo permisero; quindi fu rilevato dal comando per essere ricoverato
nell’ospedale di Udine, da dove fu poi trasportato a Genova
dove rimase per le cure e per una lunga convalescenza.
Ritornò al fronte il 25 agosto 1918, alla testa della 14ª
divisione nella zona del Grappa, dove ebbe ancora modo di distinguersi,
sul monte Valbella, durante l’offensiva finale, meritando
una terza medaglia d’argento. La croce di Ufficiale dell’Ordine
militare di Savoia, due medaglie d’oro (allora unico caso
nell’esercito), tre medaglie d’argento, due medaglie
di bronzo, una Croce al merito di guerra, ne fecero uno degli
ufficiali più decorati delle forze armate italiane.
Terminata la guerra, dal 5 febbraio 1919 passò a comandare
la divisione militare territoriale di Genova. Con regio decreto
19 aprile 1922 fu promosso al comando del corpo d’armata
di Firenze. L’11 giugno 1922 fu nominato senatore (convalidato
il 20 giugno, prestò giuramento il 26 giugno), sempre continuando
nel suo incarico.
All’inizio di settembre del 1925 gli fu proposto di assumere
il comando della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale
in luogo del generale Asclepia Gandolfo, morto improvvisamente
il 31 agosto. Gonzaga accettò, ma soltanto dopo aver chiesto,
e ottenuto, l’autorizzazione da parte del Re e del generale
Armando Diaz (vicepresidente del comitato deliberativo della Commissione
Suprema di difesa). Nominato ufficialmente il 7 settembre, prese
possesso del nuovo incarico il 12 settembre.
A differenza di Gandolfo, però, notoriamente fascista e
uno degli organizzatori delle squadre d’azione, Gonzaga,
«nulla aveva a che fare con l’irrequieto ambiente
dei consoli ex squadristi» [R. De Felice, Mussolini il fascista,
II, L’organizzazione dello Stato fascista, p. 59, nota 3].
La scelta di Gonzaga rientrava nella visione del potere di Mussolini,
per cui la Milizia doveva costituire solo uno strumento al servizio
dello Stato. Nel corso del 1926 Mussolini eliminava le opposizioni
ed instaurava un regime “totalitario”, dove in sostanza
Stato e Partito finivano per confondersi. Logica conseguenza era
che Mussolini assumesse personalmente il comando della Milizia:
così fu e il duce prese le consegne da Gonzaga il 14 ottobre
1926.
Gonzaga lasciò il servizio attivo per raggiunto limite
di età il 16 settembre 1927, col grado di generale di corpo
d’armata. Nel dicembre 1932 fu creato marchese del Vodice
(aggiungendo questo titolo nobiliare agli altri di principe del
Sacro Romano Impero, signore di Vescovado, patrizio veneto, conte
di Castelnuovo e conte di Villanova). Morì a Roma il 24
marzo 1938, esprimendo il desiderio di essere tumulato sulla cima
del Vodice.
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