| Prof. Andrea Saccoman Nel corso del 1917 i tedeschi perfezionarono 
                dei miglioramenti tattici che permisero loro di ottenere diversi 
                successi, non ultimo quello di Caporetto.Innanzitutto vi fu un progresso nell’impiego dell’artiglieria, 
                grazie al tenente colonnello Georg Bruchmüller: servendosi 
                di una più accurata ricognizione fotografica aerea, egli 
                riuscì a calcolare con sufficiente precisione l’ubicazione 
                dei bersagli senza bisogno dei tradizionali tiri preliminari di 
                aggiustamento, che avvertivano il nemico e rivelavano la posizione 
                dei pezzi. Inoltre furono applicati speciali studi su ogni singolo 
                pezzo di artiglieria per verificare le variazioni di gittata e 
                traiettoria in base alla velocità del vento e al peso del 
                proiettile.
 In questo modo il fuoco di sbarramento prima di un’offensiva 
                poteva ottenere un completo effetto sorpresa. I tedeschi impararono 
                perciò ad usare, prima di un attacco, un bombardamento 
                breve nella durata e su un settore limitato del fronte, ma improvviso 
                ed estremamente intenso, mirato in profondità, cioè 
                a sconvolgere le immediate retrovie. Si cercava così di 
                rendere il nemico incapace di far affluire le riserve e le sue 
                artiglierie incapaci di organizzare un tiro efficace, in conseguenza 
                anche della distruzione delle comunicazioni telefoniche.
 Concentrando in questo modo un grande volume di fuoco su un settore 
                ristretto del fronte, si avevano più probabilità 
                di ottenere uno sfondamento da sfruttare.
 Sull’artiglieria e sulle trincee avversarie si contava anche 
                sull’uso dei proiettili a gas, che avrebbero avuto il vantaggio 
                di mettere fuori combattimento il personale delle batterie e gli 
                uomini di prima linea senza però sconvolgere il terreno 
                come i proiettili ad alto esplosivo, e quindi senza intralciare 
                l’avanzata delle truppe attaccanti.
 Parallelamente a questi sviluppi nell’artiglieria altri 
                si verificarono nell’uso della fanteria. Sin dal 1915 i 
                tedeschi erano andati sperimentando quella che si sarebbe poi 
                chiamata “tattica delle truppe d’assalto”. A 
                partire dal dicembre 1916 furono organizzati battaglioni d’assalto 
                per ogni armata.
 Le “truppe d’assalto” impararono ad attaccare 
                usando piccole squadre appositamente addestrate e armate non solo 
                dei tradizionali fucili, ma anche di mortai da trincea, lanciafiamme 
                e mitragliatrici di un tipo abbastanza leggero da essere trasportato 
                anche da un solo uomo senza impedirgli di correre.
 Ai comandanti dei reparti d’assalto erano affidati obiettivi 
                precisi ma era lasciata loro la più ampia libertà 
                d’iniziativa su come raggiungerli. Una delle caratteristiche 
                delle truppe d’assalto era che si spingevano il più 
                avanti e il più rapidamente possibile attraverso le linee 
                nemiche, ignorando i capisaldi nemici, che sarebbero caduti perché 
                colti di sorpresa alle spalle o perché completamente accerchiati. 
                Oppure ci avrebbero pensato reparti organici più grossi 
                o l’artiglieria, in un secondo tempo. Le truppe d’assalto 
                riuscivano spesso a “infiltrarsi” fino alle spalle 
                delle batterie da campagna nemiche, uccidendo o catturando i serventi.
 L’attacco su Riga del 1° settembre 1917 fu la più 
                grande prova delle nuove tattiche dell’artiglieria e della 
                fanteria sino ad allora messa in atto dall’esercito tedesco. 
                Ne fu protagonista l’8a Armata del generale Oskar von Hutier 
                (1857-1934). Ogni preparativo fu felicemente tenuto nascosto e 
                alle 4 in punto del mattino 180 batterie d’ogni calibro 
                aprirono il fuoco sopra un fronte di appena cinque chilometri. 
                Alle 9,10 il fiume Dvina fu attraversato su barconi, i soldati 
                tedeschi protetti da adeguato fuoco d’accompagnamento. La 
                sera del primo giorno sei divisioni tedesche avevano passato la 
                Dvina. Il giorno successivo passarono altre tre divisioni di fanteria, 
                cavalleria, artiglieria e approvvigionamenti. Al pomeriggio del 
                terzo giorno le truppe tedesche entrarono a Riga e i russi batterono 
                in ritirata abbandonando la città.
 Per gli standard della Grande Guerra le perdite tedesche furono 
                relativamente lievi: 4200 tra morti e feriti. Furono però 
                messi fuori combattimento circa 25.000 soldati russi e catturati 
                262 pezzi d’artiglieria. Soprattutto, la vittoria di Riga 
                rese i tedeschi padroni dei paesi baltici, aprì loro la 
                via per la capitale russa, Pietrogrado, e accelerò il disfacimento 
                dell’esercito russo. Una bella manovra tattica si trasformò 
                insomma in un successo strategico. Hutier e Bruchmüller furono 
                trasferiti sul fronte occidentale per applicare le nuove tattiche 
                contro gli inglesi. Le stesse tattiche furono poi alla base, come 
                già detto, del successo di Caporetto, meno di due mesi 
                dopo Riga. All’inizio del 1918 il Comando Supremo tedesco 
                decise di estendere le nuove tattiche a tutto l’esercito.
 
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