La XIX Divisione
e il suicidio del Generale Giovanni Villani

Prof. Andrea Saccoman

Giovanni Villani nacque a Milano il 5 novembre 1864. Nell’autunno del 1881 entrò alla Scuola Militare di Fanteria e Cavalleria e ne uscì sottotenente di fanteria con anzianità 28 luglio 1883.
Promosso tenente il 26 settembre 1886, prese parte alla campagna in Eritrea del 1887. Superati gli esami di ammissione, frequentò dal 1889 al 1891 i corsi della Scuola di Guerra, superandoli. Non entrò tuttavia mai nel Corpo di Stato Maggiore. Dall’87° Reggimento Fanteria passò in servizio alla Scuola Militare e, una volta promosso capitano il 18 ottobre 1896, comandò una compagnia del 77° Reggimento Fanteria. Per nove anni, dal 1906 al 1915, prestò servizio negli Alpini, dapprima nel 5° Reggimento di Milano (promosso Maggiore con anzianità 16 dicembre 1906) e poi, dopo essere stato promosso tenente colonnello il 30 settembre 1911, al 7° Reggimento a Belluno.
Nell’aprile 1915 fu promosso colonnello con anzianità 31 marzo 1915 e verso la fine del mese assunse il comando del 4° Reggimento Fanteria (Brigata Piemonte), che prima ancora della dichiarazione di guerra fu schierato nel settore del Fella, in Carnia. Benché in quel tratto di fronte non si svolgessero azioni di grande respiro, i reparti del 4° Reggimento di comportarono bene nei piccoli combattimenti ai quali presero parte.
All’inizio di dicembre, in sostituzione del Generale Ferruccio Trombi ucciso da uno shrapnel il 28 novembre, Villani assunse il comando della Brigata Livorno nel settore carsico di Oslavia e lo tenne fino al 5 luglio 1917 (il 30 marzo 1916 fu promosso Maggiore Generale). Il 15 febbraio 1916 la Brigata iniziò il trasferimento nel settore delle Giudicarie, e ai primi di aprile compì piccole azioni nel sottosettore destra Val Chiese per migliorare la linea di osservazione. Il 17 novembre la Brigata si trasferì a Palmanova e tornò in linea nel settore del Monte Faiti e del Monte Pecinka.
Per il resto del periodo di comando del generale Villani, tuttavia, sebbene alcuni reparti della Brigata prendessero parte alla 10a battaglia dell’Isonzo, lo fecero alle dipendenze di altri comandi.
Il 13 luglio 1917 Villani assunse il comando della 19ª Divisione, che tre giorni dopo entrò a far parte del XXVII Corpo d’Armata, davanti alla testa di ponte di Tolmino. Il C.d’A. fu comandato dal Generale Augusto Vanzo fino al 23 agosto, quando fu “silurato” e sostituito dal Generale Pietro Badoglio.
Il Corpo d’Armata fu duramente impegnato nell’11a battaglia dell’Isonzo, ma la 19ª divisione fu l’unica, delle quattro che componevano il C.d’A., a non compiere alcuna operazione importante fino al 24 ottobre, esercitando però una continua attività di pattuglie ed eseguendo lavori di sistemazione difensiva, nei limiti in cui il difficile terreno lo consentiva.
«Il fronte della divisione, in linea d’aria, dall’Isonzo a nord a Scuole Rute [Volcanski Ruti] a sud, era tra i sei e i sette chilometri, ma tenuto conto della natura del terreno, che aveva come caratteristica una successione di costoni da nord a sud e con direttrice generale da ovest a est, e dell’andamento sinuoso che necessariamente veniva ad assumere la prima linea di difesa, lo sviluppo complessivo di tale linea variava dai tredici ai quattordici chilometri».1
La 19ª Divisione aveva a disposizione un complesso di 18 battaglioni (6 della Brigata Spezia, 5 della Brigata Taro, 6 della Brigata Napoli e il Battaglione Alpino Val d’Adige [cp. 256ª, 257ª, 258ª]) e 188 mitragliatrici.2 I battaglioni erano però tutti sotto organico, in media avevano cioè la metà della forza combattente prevista in teoria.3
Il 24 ottobre 1917 queste forze furono attaccate da cinque divisioni austro-tedesche a pieno organico e con una superiore potenza di fuoco (la 1a divisione di fanteria imperial-regia, e le divisioni germaniche 26ª, 200ª, Alpenkorps, 12ª, per un totale di 60 battaglioni). La nebbia, l’interruzione delle comunicazioni telefoniche e la mancata reazione dell’artiglieria del corpo d’armata, su cui si discute ancora oggi, fecero il resto: intorno alle cinque del pomeriggio la 19ª Divisione aveva cessato di esistere come unità combattente, sebbene singoli reparti, isolati, resistettero fino a notte fonda e al mattino successivo, prima di essere costretti a ripiegare o arrendersi.
Il 25 ottobre il Generale Villani raccolse a Clabuzzaro i pochi superstiti della Divisione e li cedette alla 3ª Divisione del VII C.d’A. Da lì discese a piedi verso Cividale con un gruppo di suoi ufficiali. Giunto a Scrutto, frazione del comune sparso di S. Leonardo, si assentò con una scusa ed entrato in un ospedaletto si sparò un colpo di rivoltella in testa.
Si riporta la testimonianza rilasciata nel dopoguerra dal colonnello, poi generale, Francesco Corso, nell’ottobre del 1917 comandante del 126° Reggimento Fanteria della Brigata Spezia: «Ci eravamo ritirati a S. Leonardo: il generale ci aveva accompagnati sin là impartendo le opportune disposizioni. L’avevo lasciato poco prima, addolorato ma calmo e sereno, almeno in apparenza, e mi trovavo presso le scuole di quel paese, quando sono venuti ad avvertirmi che s’era suicidato! Ho appreso che s’era avvicinato all’ufficiale di un ospedaletto che si trovava lungo la strada e aveva chiesto carta e penna. Si pose a scrivere alla famiglia, a quanto dicevano, e subito dopo si tirava un colpo di rivoltella alla testa. Il sangue bagnava le righe da lui vergate le quali, nella confusione del momento, andarono poi smarrite» .
Sepolta in tutta fretta in quanto i nemici stavano sopraggiungendo a tutta velocità, la salma del generale Villani fu ritrovata soltanto nel gennaio 1931 da un contadino, mentre lavorava nel campo divenuto di sua proprietà e rimasto sino ad allora incolto.


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1 - Dall’Isonzo al Piave 24 ottobre-9 novembre 1917, Relazione della Commissione d’Inchiesta R. Decreto 12 gennaio 1918 n. 35, volume secondo, Le cause e le responsabilità degli avvenimenti, Roma, stabilimento Poligrafico per l’Amministrazione della Guerra, 1919, p. 124.
2 - L’esercito italiano nella Grande Guerra (1915-1918), volume IV, Le operazioni del 1917, tomo 3°, Gli avvenimenti dall’ottobre al dicembre (Narrazione), Roma, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, p. 188.
3 - Dall’Isonzo al Piave, op. cit., loc. cit.