Prof. Andrea Saccoman
Cento anni fa, tra il luglio e il novembre del
1917, i campi delle Fiandre furono testimoni di uno dei più
sanguinosi episodi della prima guerra mondiale. Ciò che
accadde fu ufficialmente chiamato «Terza battaglia di Ypres»,
sebbene la battaglia sia più universalmente nota come «Passchendaele».
Per i popoli di lingua inglese, il nome di questa piccola località
belga, insieme alla Somme, è diventato il simbolo degli
orrori della Grande Guerra.
Il
comandante britannico Sir Douglas Haig (1861-1928) da tempo desiderava
un’offensiva britannica nella zona e, quando la guerra sottomarina
indiscriminata cominciata dai tedeschi sembrava in grado di vanificare
lo sforzo bellico inglese, si pose come obiettivo quello di raggiungere
i porti del Belgio settentrionale per distruggere le basi dei
sottomarini tedeschi.
Haig decise di lanciare l’offensiva dal saliente di Ypres,
tenuto dai britannici. Oltre due anni di costanti bombardamenti
avevano del tutto distrutto il sistema drenante del bassopiano
argilloso che costituiva il terreno dei combattimenti. Pochi giorni
dopo l’inizio dell’offensiva, inoltre, cominciò
nella zona il peggior periodo di pioggia da trent’anni a
quella parte. I carri armati si immobilizzavano, le canne delle
armi da fuoco si ostruivano e i crateri delle esplosioni, normalmente
riparo per le truppe attaccanti, diventavano degli stagni nei
quali molti soldati, cavalli e animali da soma affogavano.
Il terreno pianeggiante, con lievi ondulazioni le più alte
delle quali erano tenute dai tedeschi, e il paesaggio senza vegetazione
a causa dei bombardamenti, resero impossibile celare i preparativi
dell’offensiva. Il bombardamento preliminare durato due
settimane servì poi da avvertimento finale, e quindi non
vi fu nessun effetto sorpresa. Benché fossero sparati quattro
milioni e mezzo di proiettili da parte di 3000 pezzi d’artiglieria,
le posizioni tedesche, ben fortificate, furono a malapena scalfite.
L’attacco delle fanterie ebbe inizio il 31 luglio, ma dopo
alcuni giorni le piogge costrinsero a una pausa. L’attacco
riprese il 16 agosto, senza grandi progressi.
All’inizio di settembre Haig ricevette
pressioni da Londra per porre termine all’offensiva, ma
egli si rifiutò. Nel corso del mese furono gettate nella
lotta divisioni australiane e neozelandesi per sostenere le logore
truppe britanniche. Malgrado qualche limitato guadagno, il risultato
fu suppergiù lo stesso: dopo aver bombardato, assaltato
e occupato una sezione del fronte nemico, le truppe venivano respinte
da un contrattacco tedesco.
In ottobre Haig, determinato a proseguire malgrado le perdite,
fece trasferire nel saliente di Ypres le quattro divisioni del
Corpo d’armata canadese. I canadesi arrivarono nelle Fiandre
poco prima della metà di ottobre e restarono impressionati
dalle terribili condizioni del campo di battaglia: tra le altre
cose, il terreno era pieno dei corpi in putrefazione di uomini
e animali di entrambi gli eserciti combattenti.
Il comandante delle truppe canadesi si chiamava Arthur William
Currie (1875-1933). Si era arruolato nella milizia territoriale
canadese come semplice artigliere nel 1897. Nella vita aveva lavorato
come insegnante, venditore di polizze assicurative e agente immobiliare.
Nel 1914 sbarcò in Francia al comando di un battaglione.
Tre anni dopo era generale di corpo d’armata a capo del
Corpo di spedizione canadese.
Currie non era favorevole alla battaglia di Passchendaele, temendo
che gli obiettivi non potessero essere raggiunti senza pagare
un prezzo terribile in termini di vite umane, ma Haig voleva una
vittoria simbolica che servisse a giustificare la campagna, e
insistette per lo sforzo.
Non avendo altra scelta che ubbidire agli ordini, Currie pianificò
con cura la battaglia, convinto che una adeguata preparazione
specialmente dell’artiglieria e del genio fosse la chiave
per avanzare in un terreno martoriato quale era quello che si
trovava davanti. Nel corso delle due settimane successive Currie
fece rimuovere i cadaveri, fece costruire nuove strade, preparare
o migliorare le piazzole per i pezzi d’artiglieria, e fece
riparare e prolungare le linee di ferrovia a scartamento ridotto,
per facilitare il movimento di truppe, armi e rifornimenti sul
campo di battaglia. Ciononostante trasportare i reparti fino ai
punti della prima linea dai quali essi sarebbero dovuti partire
all’assalto fu una faccenda pericolosa, perché, i
tedeschi facevano fuoco senza sosta su tutti questi movimenti,
uccidendo o ferendo centinaia di soldati.
Una volta pronto, Currie il 26 ottobre cominciò un attacco
metodico scandito in quattro fasi. Egli stimò che la battaglia
sarebbe costata ai canadesi 16.000 tra morti e feriti. Al termine
della battaglia, la sua stima si dimostrò sinistramente
accurata, perché le perdite canadesi assommarono a 15.654
uomini.
Nel corso delle successive due settimane, tutte
e quattro le divisioni del Corpo canadese si succedettero nell’attaccare
la cresta di Passchendaele. All’inizio progredirono di poche
centinaia di metri, malgrado le pesanti perdite. Il 30 ottobre,
all’inizio della seconda fase della battaglia, un singolo
battaglione, il Princess Patricia’s Canadian Light Infantry,
nell’arco della prima ora dall’inizio dell’assalto
perse quasi tutti gli ufficiali inferiori.
Sotto il fuoco nemico e pioggia incessante, le condizioni dei
soldati erano terribili: si proteggevano dove e come potevano
o si perdevano in quel terreno devastato senza capire da che parte
stavano le loro posizioni e quelle tedesche. A volte il fango
inghiottiva i soldati mentre dormivano e i portaferiti a volte
si ritrovavano immersi fino al petto tentando di portare via i
feriti, rendendo lentissime le opere di soccorso. Ironicamente
il fango ebbe però anche l’effetto di attutire l’impatto
dei proiettili di artiglieria, molti dei quali non esplosero,
salvando così delle vite.
Il 6 novembre le truppe canadesi lanciarono il loro terzo attacco
alle alture di Passchendaele e finalmente riuscirono a conquistare
la cresta e le rovine del villaggio. Un quarto e ultimo assalto
fu sferrato il 10 novembre per assicurarsi quanto restava dei
rilievi a oriente del saliente di Ypres.
Le stime delle perdite complessive per l’intera offensiva
dal 31 luglio al 10 novembre variano, e vanno da un minimo di
240.000 a un massimo di 275.000 per le truppe britanniche, e da
un minimo di 220.000 a un massimo di 260.000 per i tedeschi, in
una delle più sanguinose battaglie di logoramento dell’intero
conflitto. Per la battaglia di Passchendaele furono conferite
alle truppe canadesi nove «Victoria Cross», la più
alta decorazione militare dell’impero britannico.
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