L’attacco
austro-ungarico battezzato con il nome “offensiva della
fame”, per le drammatiche condizioni nelle quali era stato
pianificato, prevedeva tre distinte azioni:
- l’operazione Lawine (valanga): un attacco sul Tonale e
sulla Val Camonica per puntare direttamente su Milano;
- l’operazione Radetzky: la conquista dell’altipiano
dei Sette Comuni e del Monte Grappa e l’avanzata in pianura
fino alla linea del Bacchiglione;
- l’operazione Albrecht: forzamento della linea del Piave
e conquista di Treviso nel giro di un giorno.
Mentre gli Stati Maggiori austriaci pianificano queste operazioni,
sulla linea del fronte c’è la convinzione che si
debba continuare l’avanzata, approfittando del momento di
difficoltà dei reparti italiani, fino ad oltrepassare il
Piave. Il Molino della Sega, divenne così bersaglio dell’artiglieria
boema che il 16 novembre 1917, nonostante la piena eccezionale
di quei giorni, riuscì ad attraversare il fiume raggiungendo
i paesi di Saletto
e San Bartolomeo. La stessa cosa avvenne a Fagarè.
Ma il nostro esercito non era più quello di Caporetto;
lo stesso cambio del Capo di Stato Maggiore aveva contribuito
a ridare forza ai reparti e fiducia nelle loro possibilità.
Le prime azioni di arresto, sul Piave, per quanto sporadiche e
circoscritte cominciano a dare ai nostri reparti, non solo a quelli
direttamente coinvolti nei combattimenti, ma anche ai diversi
reggimenti attestati lungo la linea del fronte, in attesa del
grande attacco che, secondo i piani dei generali austro-ungarici,
avrebbe dovuto annientare il nostro esercito.
Al Molino della Sega, gli scontri furono durissimi e, quando ormai
il varco era sembrato irrimediabilmente aperto, i nostri bersaglieri
riuscirono a riprendere la postazione e a ricacciare il nemico
sulla sponda sinistra del Piave.
Nelle prime ore del pomeriggio del 17 novembre la posizione venne
consolidata ed il 68° battaglione del 18°, superato con
decisione ogni ostacolo, raggiunse il greto del fiume rioccupandolo
saldamente per circa 400 metri.
Il giorno successivo il presidio austriaco di Molino della Sega
resisteva ancora, ma l’azione combinata di due battaglioni
del 18° e del 268° Fanteria, dopo un’accanitissima
lotta durata alcune ore, ebbe ragione della resistenza nemica
e portò alla cattura di 26 ufficiali, 500 uomini di truppa
e diverso materiale da guerra.
Nel combattimento, oltre ad alcuni ufficiali e a numerosi sottufficiali
e soldati, il 18° registrò la perdita del comandante
del 69° battaglione, il capitano Rolando Francesco di Torino,
al quale fu assegnata la medaglia d’oro.
In queste sanguinose battaglie si distinsero per coraggio i “Ragazzi
del ’99” che proprio al Molino della Sega ebbero il
“battesimo del fuoco”; qui si trovarono, per la prima
volta, faccia a faccia con il nemico e si batterono valorosamente,
senza alcun cedimento, tanto da meritarsi, giustamente, un encomio
da parte del Capo di Stato Maggiore Armando Diaz.
Va infatti precisato che l’opera di ricostruzione dell’esercito,
affidata al generale Badoglio con l’aiuto degli alleati,
che prevedeva appunto una loro massiccia introduzione, con una
funzione essenziale nelle operazioni belliche, era ancora in corso
e sarebbe stata completata alla fine del febbraio 1918 e dunque
questi giovanissimi si erano trovati improvvisamente, e forse
non completamente preparati né sotto il profilo psicologico
né da un punto di vista della preparazione militare, in
prima linea.
Sorpresero perfino i battaglioni austro-ungarici che, in considerazione
del fatto che in questo avamposto erano stati inviati numerosi
di questi ragazzi poco “esperti” di guerra, pensavano
di aprire facilmente un varco e di consolidare una posizione che,
assieme alle teste di ponte di Fagarè e di Zenson, avrebbero
potuto aprire la strada verso Treviso e Venezia.
Un fatto di per sè molto circoscritto, quello del Molino
della Sega, ma assieme agli altri di Fagarè e Zenson, avrebbe
contribuito a risollevare il morale delle nostre truppe e ad infiacchire
quello dei nemici sempre più stanchi, affamati ed ora anche
sfiduciati di riuscire nella decisiva programmata operazione del
giugno 1918.
A riguardo proponiamo la lettura di questo bellissimo
quaderno di storia della Biblioteca
Comunale di Breda di Piave scritto da Alfonso Beninatto
e Andrea Merlo:
"Molino della Sega
16-17 Novembre 1917
La prima Vittoria sul Piave dopo Caporetto"
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