Prof.
Andrea Saccoman
Dopo la presa del Palazzo d’Inverno, i
capi bolscevichi sapevano benissimo che avrebbero conservato il
potere solo se fossero riusciti a concludere una pace con i paesi
con i quali la Russia era in guerra: Germania, Austria-Ungheria,
Turchia e Bulgaria.
Il 26 novembre 1917 cinque rappresentanti bolscevichi si avvicinarono
alle linee tedesche presso Dvinsk sventolando bandiera bianca.
Scortati al comando tedesco del settore, proposero di entrare
in trattative per un armistizio. Ricevutane comunicazione, il
comando supremo tedesco del fronte orientale (Ober Ost), tenuto
dal feldmaresciallo principe Leopoldo di Baviera (1846-1930),
invitò la delegazione bolscevica a recarsi alla sede del
comando stesso, che stava nella città di Brest-Litovsk,
oggi Brest in Bielorussia al confine con la Polonia. Il primo
incontro avvenne il 2 dicembre 1917. Nel frattempo le ostilità
venivano sospese ma nello stesso momento i tedeschi vietarono
pure tassativamente ogni forma di fraternizzazione tra le truppe,
per timore del contagio rivoluzionario.
Trotzky aveva chiesto anche alle potenze dell’Intesa di
partecipare alle trattative, ma il suo invito rimase senza risposta.
Il capo della delegazione sovietica era Adolf Abramovic Ioffe
(1883-1927, suicida). Altri membri autorevoli erano Lev Borisovic
Kamenev (1883-1936, morto nelle Grandi Purghe staliniane) e Grigorij
Jakovlevic Sokol’nikov (1888-1939, ucciso in prigione per
ordine di Stalin). A simboleggiare l’uguaglianza fra i sessi
del comunismo, uno dei delegati era Anastasija Bicenko (1875-1938),
da poco liberata da un carcere siberiano dove stava scontando
una condanna per omicidio politico. Nel rispetto dei principi
della rivoluzione proletaria, della delegazione facevano parte
anche un contadino, un operaio, un soldato e un marinaio.
Gli ufficiali tedeschi rimasero sconcertati di fronte a una siffatta
delegazione, con i suoi rivoluzionari di professione, l’operaio
che non sapeva usare le posate nei pranzi ufficiali, e il contadino
interessato soprattutto a scovare il liquore più inebriante.
Ma ovviamente quel che più di ogni altra cosa interessava
i tedeschi era far sparire la Russia dal teatro di guerra. Il
capo delegazione tedesco era il generale Max Hoffmann (1869-1927),
capo di stato maggiore dell’Ober Ost, considerato da molti
il più capace ufficiale di stato maggiore della sua generazione.
Il 4 dicembre 1917 i delegati bolscevichi proposero un armistizio
di sei mesi, l’evacuazione delle isole del Baltico occupate
dai tedeschi e l’impegno a non allontanare truppe dal fronte
orientale. Hoffmann ribatté indignato che per proporre
tali condizioni bisognava aver vinto la guerra, e fece una serie
di controproposte che comportavano il netto rifiuto di evacuare
le isole, la libertà di trasferire truppe dal fronte orientale
agli altri fronti e la richiesta che alla conclusione dell’armistizio
dovessero seguire subito negoziati di pace.
Il 5 dicembre 1917 fu quindi firmato un armistizio di due settimane
che dieci giorni dopo fu prorogato sino al 14 gennaio 1918. Il
6 dicembre anche la Romania si arrese. I combattimenti cessarono
dal Baltico al Mar Nero al Caucaso. Gli Imperi centrali si erano
liberati della guerra su due fronti che era stato il loro incubo
sin dal primo giorno di guerra nel 1914.
Sulla questione dello spostamento delle truppe fu trovato un compromesso
per cui si stabilì che potessero essere trasferite solamente
quelle unità che ne avessero ricevuto l’ordine prima
del 5 dicembre. Il 22 dicembre 1917 ebbe luogo la prima seduta
della conferenza di pace. Lo stesso giorno il Kaiser Guglielmo
II visitò le truppe sul fronte occidentale, dove si sperava
che presto si sarebbero fatti sentire gli effetti degli accordi
stipulati a oriente.
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