La riconquista
di Monte Valbella

Prof. Andrea Saccoman

L’importanza della battaglia aveva un notevole valore locale, perché la riconquista di Monte Valbella, del Col del Rosso e di Cima Echele migliorava le posizioni italiane sull’altopiano di Asiago, assicurando una più salda difesa della Val Frenzela. La vera importanza consisteva però nel suo grandissimo valore morale. Dopo la battaglia d’arresto sul Piave, sul Grappa e sugli altipiani del novembre-dicembre 1917, fu questo il primo concreto e autentico sintomo della riscossa. Per la prima volta dopo Caporetto l’esercito italiano riprendeva l’iniziativa, attaccava il nemico, lo costringeva ad arretrare seppur di poco, gli catturava alcune migliaia di prigionieri.
La preparazione dei combattimenti fu curata dal Comando della Prima Armata, tenuto dal generale Guglielmo Pecori Giraldi, con la sapiente postazione delle artiglierie, con la grande importanza data ai tiri di controbatteria, con un paziente e minuzioso studio delle artiglierie avversarie, con un efficace servizio informazioni. Il generale Gaetano Zoppi (1850-1948), comandante delle Truppe Altipiani, visitò tutta la fronte dell’attacco, si recò sulle prime linee a controllare personalmente la preparazione e a parlare ai soldati.
Il tiro di preparazione cominciò a mezzogiorno del 27 gennaio 1918. Attirò ovviamente l’attenzione del nemico, che controbatté il fuoco. Nella notte le truppe furono ammassate nelle loro posizioni di partenza. Sullo spalto naturale della Croce di S. Francesco, che dominava l’intera Val Frenzela fino allo sbocco nel Brenta presso Valstagna gli alpini del Battaglione Sette Comuni raggiunsero il punto di ammassamento mediante corde fisse sistemate in precedenza per superare un salto roccioso di ottanta metri. Al mattino del 28 gennaio, mentre i cannoni italiani tentavano di distruggere le difese di Monte Sisemol, Monte Valbella, Col del Rosso, Col d’Echele, nuclei di fanteria effettuarono un’azione dimostrativa di fronte a Cunico.
Primi a scattare in due colonne furono i reparti del 20° reggimento bersaglieri, mentre più a destra il 5° bersaglieri e il II Reparto d’assalto attaccavano su tre colonne Monte Valbella. A destra di questo il 151° Reggimento fanteria (Brigata Sassari) e il I Reparto d’assalto avanzavano risolutamente ad occidente di Col del Rosso, nonostante il vivo fuoco delle artiglierie nemiche, ed occupavano le trincee austriache scacciandone i difensori.
I sardi del 151° reggimento subirono però forti perdite e dovettero essere rincalzati col II Battaglione del 152° Reggimento e con reparti della Brigata Liguria (157° e 158°). Sul fronte della Sassari si era riusciti a occupare i capisaldi di Col del Rosso e di Col d’Echele, e la testata di Val Fontana. Occorreva però ancora assicurarsi il possesso delle falde orientali dei due colli, contrastato dalle mitragliatrici austriache appostate in caverne nella selletta di Case Caporai. Contro queste posizioni, nella tarda serata dello stesso 28 gennaio 1918 (intorno alle 21,30-22 a seconda delle fonti), reparti del 152° e del 157° iniziarono a operare per conquistare tali posizioni. Tre contrattacchi nemici impedirono tuttavia il raggiungimento dell’obiettivo e perciò veniva predisposto per il mattino successivo un nuovo attacco dopo conveniente preparazione di fuoco.
Sulla sinistra delle posizioni conquistate dalla Brigata Sassari tra le 9,30 e le 10 del mattino del 29 gennaio 1918 ricominciava l’attacco al Monte Valbella, congegnato ancora con un dispositivo su tre colonne: colonna di sinistra LXI Btg. Bersaglieri (14° Rgt.), una compagnia del IV reparto d’assalto, resti del XIV Btg. Bersaglieri (5° Rgt.); colonna centrale XVI reparto d’assalto, XLVI Btg. Bersaglieri (5° Rgt.), mezza compagnia del XL Btg. Bersaglieri (14° Rgt.); colonna di destra una compagnia del IV reparto d’assalto, LIV Btg. Bersaglieri (14° Rgt.), resti del XXIV Btg. Bersaglieri (5° Rgt.), resti del 20° Rgt. Bersaglieri.
La colonna di centro e quella di sinistra avanzavano, ma quella di destra non riusciva a guadagnare terreno, oscillava ed era costretta a ripiegare. Colpito in pieno da una granata moriva il comandante del 14° Bersaglieri, colonnello Arturo Redaelli. Il pronto intervento del I e II Btg. del 209° Reggimento fanteria (Brigata Bisagno) ricacciò l’avversario e riconquistò parte delle posizioni perdute. Le truppe allora avanzarono decisamente, e alle ore 13 la colonna centrale conquistò il contrastato caposaldo di Monte Valbella, mentre le altre due ne completarono l’occupazione collegandosi a destra con la Brigata Sassari verso Col del Rosso. Il nemico era sconfitto.