PREMUDA

Prof. Andrea Saccoman

All’inizio di giugno del 1918 lo Stato Maggiore asburgico decise un’incursione a sorpresa contro lo sbarramento italiano dell’Adriatico meridionale, nel canale d’Otranto. Alle undici della sera di domenica 9 giugno 1918, le corazzate Tegetthoff e Szent István, insieme a un cacciatorpediniere e sei torpediniere di scorta, salparono da Pola nel più grande segreto e fecero rotta verso sud passando tra le isole dell’arcipelago dalmata.
Entrambe le navi appartenevano alla classe Viribus Unitis, le Dreadnought della marina militare austroungarica, le più moderne navi da battaglia dell’epoca. Entrambe con un dislocamento normale di circa 20.300 tonnellate e armamento principale costituito da 12 cannoni Škoda da 305 millimetri in quattro torri trinate e 12 cannoni Škoda da 150 millimetri, erano entrate in servizio rispettivamente nel luglio 1913 e nel novembre 1915.
Quello stesso giorno, vicino all’isola di Premuda, circa cinquanta miglia nautiche a sudest di Pola, si trovava anche una sezione di MAS (Motobarche Armate SVAN ) della Marina Militare Italiana. La sezione era comandata dal capitano di corvetta Luigi Rizzo (1887-1951), il combattente di Marina più decorato di tutti i tempi, a bordo del MAS «15». L’altro MAS, il «21», era comandato dal guardiamarina Giuseppe Aonzo. I due motoscafi avevano lasciato Ancona alle ore 17 del 9 giugno al rimorchio di due torpediniere costiere e avevano mollato il rimorchio al largo delle coste dalmate alle 21,30. Gli ordini erano di portarsi nelle acque di Premuda per liberare dalle mine le rotte d’ingresso nei canali dalmati e poi mettersi in agguato.
Alle 3.15 antimeridiane di lunedì 10 giugno 1918 i due motoscafi stavano lasciando il loro posto d’agguato come di consueto quando Rizzo scorse il fumo di molte navi all’orizzonte. Decise di muovere loro incontro per riconoscerle e si rese conto di avere di fronte due corazzate e sette torpediniere nemiche. Rizzo decise di approfittare della luce ancora debole e si diresse sulle unità avversarie. Aveva deciso di lanciare i siluri alla minima distanza possibile passando tra le due navi di scorta che fiancheggiavano la Szent István. La mossa riuscì senza che l’imbarcazione italiana fosse vista e i due siluri che costituivano l’armamento del motoscafo furono lanciati a una distanza di non oltre trecento metri. I siluri colpirono entrambi l’obiettivo alle 3.31 antimeridiane. Anche l’altro MAS lanciò i suoi siluri contro la Tegetthoff ma uno non partì e l’altro affondò prima di aver raggiunto l’obiettivo.
I due MAS sfuggirono poi con straordinaria abilità alla caccia delle navi di scorta, gettando bombe di profondità nella propria scia. La Szent István era stata colpita in parti vitali: Le eliche si fermarono perché i locali delle caldaie erano stati invasi dalle acque. Dopo avere invano tentato di far rotta verso il porto di Bargulie sull’isola di Melada, alle 5.50 del mattino, riusciti vani tutti i tentativi di salvataggio, la nave cominciò a capovolgersi sulla dritta e infine, sollevando la poppa, affondò. Morirono una novantina di uomini che non erano riusciti ad abbandonare la nave su un equipaggio di 1087 uomini.
A bordo della Tegetthoff si trovava una squadra di cineoperatori che ripresero tutte le fasi dell’affondamento (https://www.youtube.com/watch?v=5pSiCjfhUUw) nonché la lotta disperata di alcuni marinai che tentavano inutilmente di aggrapparsi al relitto. Mentre la nave si inclinava lentamente, gli uomini scivolavano sulla chiglia liscia, ferendosi con le conchiglie taglienti che vi erano attaccate.
Dopo l’affondamento della Szent István la Marina militare austro-ungarica sospese quasi del tutto le operazioni fino alla fine della guerra, restandosene chiusa nei porti.
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SVAN: Società Veneziana Automobili Navali. Come è noto, nel tempo l’acronimo ha assunto vari significati, tra i quali Motoscafo Anti Sommergibile e Memento Audere Semper, motto coniato da Gabriele D’Annunzio.