Ci faremo guidare in questa serata, dal titolo “Il caso Netanyahu”, da Marco Eller Vainicher, avvocato del foro di Milano e Presidente di ANGM (Ass. Naz. Giustizia Militare). Introduce e modera la serata Renzo Giusto, coordinatore Scientifico del Centro Studi.
Il prossimo arresto di Benjamin Netanyahu, in realtà, è più un affaire mediatico, che non un evento giuridico, perché in realtà è solo l’intervista di un giornale ad un magistrato.
In questo caso, in realtà, sono coinvolti sia Netanyahu, che il defunto Capo Politico di Hamas.
Bisogna quindi andare alle fonti perché per uno si parla di crimini di guerra e per l’altro di crimini contro l’umanità.
Inoltre è vero che è coinvolto l’intero Governo di Israele ?
Per rispondere a tutte queste domande occorre fare molti passi indietro per capire, innanzi tutto, cosa sia successo nella notte tra il 7 e l’8 Ottobre 2023 e poi analizzare gli eventi successivi.
Quindi bisogna chiarire cosa sono i crimini internazionali, a partire dai fondamenti del Diritto delle Operazioni Internazionali e da tutte le regole internazionali che, da quasi tremila anni, regolano i comportamenti durante la guerra.
Cosa è una guerra? Perché si parla di operazioni in supporto alla pace? Possibile che si possa davvero fare guerra in nome della pace?
Ovviamente la domanda non ha senso, perché guerra e pace, da sempre, sono l’opposto, e allora?
Quante domande.
Ma cosa sappiamo realmente?
Un Pubblico Ministero ha dichiarato ad un giornalista che era sua intenzione, nei giorni successivi, chiedere ad un giudice di emettere due mandati di arresto per un Capo di Governo ed un Capo di un Partito politico, considerato da molti una organizzazione terroristica.
Per tutti gli altri i suoi collaboratori stanno ancora facendo delle valutazioni.
Non è dato sapere se la proposta sia stata realmente formulata e presentata ad un giudice, né se quel giudice l’abbia già letta, valutata e condivisa, né sappiamo se e cosa sia stato concluso per gli altri presunti indagati.
Quello che è certo è che a mesi di distanza tutto tace e viene il sospetto che in questa guerra combattuta più sulle piazze digitali che sul campo, anche il processo si svolga più su Internet che nelle aule di giustizia, creando movimenti di opinione idonei ad orientare la Corte Penale Internazionale prima ancora che l’accusa sia realmente formulata.
Storicamente, in fondo, i processi mediatici esistevano assai prima della guerra di propaganda.
L’unico punto fermo che abbiamo è la decisione della Corte Internazionale di Giustizia nella controversia tra il Sudafrica e lo Stato di Israele per l’accertamento di condotte di genocidio nella Striscia di Gaza. In realtà, sia giuridicamente che materialmente, non c’è alcun genocidio in corso. Potrebbero essersi verificati dei crimini di guerra, ma non ne sono state portate prove, sono stati commessi crimini di aggressione e crimini contro l’umanità da parte di Hamas contro Israele (e pare che di questi ultimi fatti sia convinta anche la Procura).
Al momento non ci sono certezze. Ci sono norme che in parte sono state violate da almeno
una delle parti, probabilmente da entrambe, con intensità e scopi diversi, il resto potrebbe restare solo una ipotesi.
Ne sono la prova i comunicati di varie associazioni e i titoli comparsi sulle varie testate.
Tuttavia, ad oggi, la Corte non considera alcuna indagine in corso su Israele, ma solo su condotte dello Stato Palestinese del 2015.



L’avventura coloniale italiana si snoda a fasi alterne fra i primi anni Sessanta dell’Ottocento e la prima metà degli anni Quaranta del Novecento, quando la sconfitta della Seconda guerra mondiale porta alla fine dell’effimero impero proclamato nel 1936. In questo periodo, l’espansione territoriale si realizza in aree e con modi diversi, dall’acquisto della prima concessione, nella baia di Assab, dalle autorità locali, alla conquista armata nel caso della Libia, delle isole del Dodecaneso e dell’Etiopia. Anche l’interesse dell’opinione pubblica varia nel tempo, passando da momenti di sostanziale disinteresse a momenti di intensa tensione patriottica, questi ultimi spesso legati alle sconfitte militari che il Paese subisce, soprattutto nel corso dell’Ottocento.
Questo quadro variegato concorre a spiegare perché anche l’attenzione della politica e dell’economia abbia sperimentato frequenti alti e bassi. Sul piano economico-finanziario, le colonie italiane avrebbero spesso assorbito più risorse di quante non ne producessero. Anche gli investimenti non sarebbero mai davvero decollati. La maggiore eccezione sarebbe stata la Libia, da un lato per la sua prossimità geografica, che aveva permesso un certo afflusso di capitali già prima della conquista, nel 1911-12, dall’altra per la politica di popolamento promossa dal regime fascista, che avrebbe toccato il suo culmine alla metà degli anni Trenta, contribuendo a portare la popolazione italiana della colonia a circa 120.000 unità alla vigilia della Seconda guerra mondiale.
Rispetto alla massiccia presenza oltremare britannica e francese, il colonialismo italiano avrebbe, quindi, operato sempre ‘su scala ridotta’, sia in termini quantitativi, sia qualita-tivi. Inoltre, soprattutto nei momenti di crisi (come in occasione dei due conflitti mon-diali) i possedimenti coloniali si sarebbero dimostrati spesso più un peso che una risorsa. Incapaci di fornire – anche a causa delle dimensioni ridotte e della scarsa popolazione – un sostegno militare paragonabile a quello dei possedimenti di altri Paesi, essi avrebbero rappresentato, anzi, un elemento aggiuntivo di vulnerabilità, tanto da dovere essere – in alcune occasioni – abbandonati, come accaduto alle aree interne della Tripolitania e della Cirenaica fra primavera del 1915 e il gennaio del 1922.


Relatore
Prof. Gianluca Pastori
Professore associato di Storia delle relazioni politiche tra il Nord America e l’Europa nella Facoltà di Scienze Politiche e Sociali, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.
Nello stesso Ateneo è stato Ricercatore, settore scientifico-disciplinare SPS-06 (Storia delle relazioni internazionali); affidatario del corso di Storia delle istituzioni militari e dei sistemi di sicurezza e Professore aggregato di Storia delle relazioni politiche tra il Nord America e l’Europa.
Attualmente insegna Storia delle relazioni politiche tra il Nord America e l’Europa e International History nei corsi di laurea sede di Milano e Storia delle relazioni e delle istituzioni internazionali in quelli della sede di Brescia.
È, inoltre, docente nel modulo di Storia delle relazioni internazionali nel Master in Diplo-macy (già Master in International Affairs) dell’ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Milano); presso lo stesso Istituto, è coordinatore e docente delle Sum-mer/Winter School ‘Le politiche energetiche dell’Unione Europea’ e ‘La politica estera americana nel mondo multipolare’.
In ambito scientifico, ha collaborato con CeMiSS - Centro Militare di Studi Strategici, I-RAD - Istituto Ricerche e Analisi della Difesa. Dal 2008 è membro della delegazione italiana al Convegno annuale della Commissione Internazionale di Storia Militare (CIHM/ICMH) e partecipa regolarmente ai Convegni annuali di Studi Storici organizzati dello Stato Maggiore della Difesa – V Reparto.
È socio di SISI - Società Italiana di Storia Internazionale e SISM - Società Italiana di Storia Militare; di quest’ultima è, inoltre, membro del Comitato direttivo.


Modera
Renzo Giusto
Coordinatore Scientifico del Comitato per il Centenario - Centro Studi

Potete rivedere le conferenze del Centro Studi - Comitato per il Centenario
sul nostro canale You Tube:
Comitato per il Centenario




E' disponibile il Librone che raccoglie tutto il programma degli avvenimenti organizzati dal Comitato per il Centenario nella ricorrenza del
Centenario della Grande Guerra

per acquistarlo scrivere a
eventi@alpinimilanocentro.it