Il Centro Studi “Comitato per il Centenario” ha organizzato una serata dedicata ad un argomento decisamente complesso e di grande attualità: i Trattati di Pace.

 

Guidati dal Prof. Gastone Breccia, bizantinista, docente di Storia Militare all’Accademia Militare di Modena, Storico e profondo conoscitore dei conflitti mediorientali, si cercherà di fare chiarezza sul concetto stesso di Trattato di Pace.


Il sostantivo pax (*pak-s) ha la stessa radice indoeuropea di pactum: la pace è concepita come frutto di un accordo, di una consapevole sospensione dello stato di ostilità «naturale», latente o aperta, che caratterizza i rapporti tra le comunità umane. Si combattono le guerre per arrivare a un accordo con il nemico che garantisca un nuovo equilibrio, un nuovo ordine del mondo, nel quale poi pacta sunt servanda, ovvero «i patti vanno rispettati», salvaguardando la pax.

I trattati di pace, ovviamente, non sono tutti uguali, né nelle intenzioni delle parti che li sottoscrivono, né nelle loro finalità, né nei loro risultati. Per comprendere la situazione attuale – che vede almeno due conflitti, in Ucraina e in Medio Oriente, in attesa di una soluzione negoziata che possa far cessare la violenza – può essere utile analizzare almeno alcune delle «tipologie» di accordi che hanno fatto la storia.
Ne ho individuate quattro, che discuteremo insieme attraverso alcuni esempi concreti:
1. i trattati utili a costruire imperi;
2. i trattati concepiti per costruire un nuovo ordine politico, in accordo con l’avversario;
3. i trattati in cui si è costretti a venire a patti con un nemico irriducibile («shake hands with the devil»);
4. i trattatiche vorrebbero «risvegliare i morti e riparare ciò che è stato distrutto», ma non fanno che provocare nuovi conflitti.
Infine, qualche considerazione sulla «pace ibrida», forse l’unica possibile nella nostra epoca: anche perché le nuove forme assunte dai conflitti rendono molto difficile controllare l’applicazione dei termini di un eventuale pactum.

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Centenario della Grande Guerra

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