Oltre la fede
1915-1918
L'aspetto multireligioso nell'Esercito Italiano

Comitato per il Centenario
Gruppo Alpini Milano Centro
sez. ANA di Milano

ABSTRACT

Moderatore
Dot. Sergio Tazzer

Storia dell'Istituto Castrense
nel Regio Esercito Italiano

Gianluca Pastori
Università Cattolica Milano

L’istituzione del Vescovo Castrense: pochi infatti rammentano che fu il gen. Cadorna a rivolere nell’Esercito la figura del “Cappellano Militare”; con circolare 12 aprile 1915 furono pertanto introdotti gli ecclesiastici sia all’interno delle caserme, ma – soprattutto – fra le truppe combattenti. Con diversi accordi fra il Ministero della Guerra e il Vaticano (che appoggiò entusiasta l’introduzione), si crearono le convenzioni per attuare fino alla linea del fuoco il personale religioso. Quindi venne nominato il Vescovo Castrense (mons. Bartolomasi), i Cappellani Militari, vestiti con particolare uniforme. Molteplici furono però i problemi legati alla coscienza religiosa, soprattutto fra quelli che condivisero la tragicità dei combattimenti, fino ad arrivare al grosso problema dei cd. “preti-soldato”: quest’ultimi, studenti di teologia, non avevano ancora i voti per officiare messa e, pertanto, vennero trattati alla stregua degli studenti universitari e mandati, con fucile, a combattere.

I Valdesi in grigioverde

Giuseppe Platone
ricercatore - Pastore Valdese

Tracciato sommariamente il quadro dei conflitti armati nella lunga epopea valdese, nel suo divenire di popolo-chiesa rispetto al tema della violenza, illustrerò la posizione ufficiale del mondo valdese alla vigilia della GG. Vengono istituiti i cappellani valdesi. Non sono assegnati ad un reggimento ma curano una vasta dispersione compresi anche i prigionieri austro-ungarici di fede protestante. I cappellani valdesi veicolano le peculiarità tipiche di un mondo religiosamente minoritario che usciva, soltanto dal 1848, dal ghetto alpino. Le Valli valdesi all’epoca dei fatti hanno una popolazione di 42mila abitanti e i soldati arruolati sono all’incirca seimila. Il corpo degli alpini è l’interlocuzione principale dell’evento bellico. Quest’ultimo è considerato dai dirigenti ecclesiastici dell’epoca sostanzialmente «un male necessario». Dopo la GG il mondo valdese attraverserà il lutto testimoniato dalle lapidi dove i caduti cattolici e valdesi vengono menzionati insieme. Poi la glorificazione del sacrificio che ha completato l’Italia. Un solo esempio: il maggiore di fanteria Giovanni Ribet, medaglia d’oro al valor militare. All’indomani della GG si organizzano istituti d’istruzione dedicati agli orfani dei caduti. Sul campo oggi rimane una melanconica mitizzazione ( offuscata dal miti della seconda guerra mondiale) che risuona nelle canzoni degli alpini, quel «soldato buono» saldo come una roccia che difende la patria.
Nell’archivio centrale della chiesa valdese a Torre Pellice è conservata ampia documentazione dei carteggi cappellani/soldati al fronte e la raccolta del periodico l’Echo des Vallées che ricevano i soldati valdesi durante la GG. Lo storico valdese Giorgio Rochat , docente emerito di storia militare e storia contemporanea dell’Università di Torino e Milano è uno dei maggiori specialisti italiani sulla materia trattata dal convegno. Rinvio alla sua vasta bibliografia per i necessari approfondimenti e agli atti del convegno del settembre dello scorso anno organizzato dalla Società di Studi valdesi : La Grande Guerra 1915-1918, le chiese evangeliche , il costo della guerra.

Gli Ebrei in grigioverde

Francesco Palazzo
specializzando
Dipartimento di Studi Storici
dell’Università degli Studi di Milano

L’impegno dei soldati ebraici che militarono nell’Esercito: la comunità ebraica, si sentì in dovere di partecipare alla guerra in quanto parte integrante delle vita italiana; il Relatore esaminerà alcune figure di combattenti pluridecorati che tennero alto l’onore della Comunità ebraica, ma anche del dovere per completare l’unità della Nazione.

Gli operai militarizzati musulmani

Andrea Bianchi
Storico ricercatore
Gruppo ANA Milano Centro

L’utilizzo di personale libico nelle fabbriche di munizioni in Italia: questi libici, inquadrati come operai militarizzati, vennero vestiti dell’uniforme, sottoposti alla legislazione militare e alloggiati in appositi quartieri forniti di ogni esigenza, comprese le moschee e i cibi, secondo dettame religioso. In tutto furono circa 5 mila i mussulmani così inquadrati.

L'archivio di Cesare Caravaglios
nelle Raccolte Storiche
del Comune di Milano

Gregorio Taccola
dottorando
Università degli Studi di Milano

Un archivio poco indagato, facente parte delle Raccolte Storiche del Comune di Milano. Cesere Caravaglios fu un Cappellano Militare che raccolse un importante materiale documentale, fotografico ed oggettistico inerente alla superstizione popolare-religiosa dei combattenti: oltre a lettere, ex voto e vari “Santini”, Caravaglios eseguì uno studio scientifico sulle credenze popolar-religiose dei soldati.

Il clero diocesano alle armi
nel carteggio dell’Arcivescovo
di Milano Cardinal Ferrarie

Saveri Almini
Archivista

Il carteggio privato conservato presso il Museo Diocesano costituito dalle lettere del clero diocesano alle armi: un fondo molto particolare, esaminato con luce nuova e che dovrà essere traccia per nuove ed approfonditi studi sull’argomento.

Für Gott, Kaiser, Vaterland: religioni nell’Esercito Austroungarico

Walter Rossi
docente Università Terza Età,
membro Società Storica Guerra Bianca

L’organizzazione religiosa nell’Imperial Regio Esercito austro-ungarico: un esercito multi etnico, mistilingua e pertanto multireligioso. Un dovere di conoscenza verso quelli che erano gli avversari di cent’anni fa.