1914
I Garibaldini in Francia
a cura di Andrea Bianchi

Francia 1914 - Argonne

Nell’ottobre 1914 i nipoti di Garibaldi vollero seguire l’esempio del padre Ricciotti Senior che già nel lontano 1870 si era offerto volontario per la Francia contro i tedeschi.

Fin dal 4 agosto Peppino – che era a Londra – e Ricciotti Jr – che era a Parigi – si offrirono al Governo francese per costituire e comandare un Corpo di volontari. Formarono subito dei comitati per l’arruolamento sia in Francia che in Italia, ma la cosa fu molto complicata: dal punto di vista politico in Italia non si volevano tali comitati poiché potevano andare a rompere il delicato equilibrio della neutralità; in Francia si accettavano i comitati di volontari, ma solo per poi convogliarli nella Legione Straniera. Infine, conservatori e militari erano contrari ad un corpo di volontari autonomo, comandato per di più da un italiano col cognome Grabiladi.
Dopo però numerose insistenze presso alte personalità politiche cui i Garibaldi comunque godevano (furono enormemente sovvenzionati e appoggiati dalla Massoneria), i nipoti ottennero una soluzione di compromesso: Ricciotti ottenne l’autorizzazione a costituire una Legione procedendo gradualmente, battaglione per battaglione con inquadramento misto di ufficiali francesi e italiani. Ottenne pure che Peppino Garibaldi fosse nominato tenente colonnello; gravi difficoltà si ebbero invece per la divisa: la Camicia Rossa cui tanto speravano d’indossare venne proibita con la scusa che il rosso era troppo visibile (i francesi però portavano ancora i pantaloni rossi, ma questi – secondo i comandi – erano comunque nascosti all’avversario in quanto i combattenti stavano in trincea e le parti basse del corpo quindi non si esponevano alla vista del nemico).

Naturalmente la Camicia Rossa fu indossata dai Volontari, ma sotto l’uniforme francese!
Peppino Garibaldi si trasferì il 14 settembre a Montèlimar dove il 19 giunsero gli ufficiali francesi destinati alla Legione. La speranza di costituire una forza di 7.500 uomini andò subito delusa: infatti vi fu una feroce propaganda affinchè i Volontari s’iscrivessero nella generica Legione Straniera e non espressamente in quella Garibaldina; su 17 mila volontari, pertanto solo 3.000 furono assegnati a Garibaldi che ebbe la denominazione ufficiale di 4 Reggimento di Marcia del I° Straniero.
Durante il mese di ottobre furono poi costituiti tre battaglioni (due a Monèlimar e uno a Nimes) per un totale di 2.500 uomini.
Il 19 novembre il 4° Reggimento di Marcia giunse a Florens e dopo a Claon dove fu inquadrato nella X° Divisione francese comandata dal generale Gourand. I Volontari sostituirono truppe francesi su una fronte insidiosa, boscosa, delle Argonne a ovest di Verdun dove ormai si combatteva la guerra di posizione con linee di trincee contrapposte e profondi reticolati.
Il 26 dicembre 1914 la Legione fu finalmente mandata all’attacco nel Bois de Bolante in località Abri de l’Ètoile: l’azione di supporto dell’artiglieria fu insufficiente, anzi, i suoi tiri corti colpirono proprio i Garibaldini. Il Comandante di un battaglione francese (Duglas) fece pure suonare la carica all’inizio dell’attacco, facendo così preventivamente sapere ai tedeschi le intenzioni degli attaccanti! Il risultato fu che dopo tre ore di combattimento i Volontari dovettero ripiegare sulla linea di partenza avendo perduto 31 morti (tra i quali Bruno Garibaldi), 111 feriti e 16 dispersi. Fra i caduti, a Milano provocò dolore la morte del Tenente Gregorio Trombetta e di Sekules Leopoldo (1).
Dal 27 dicembre 1914 al 4 gennaio 1915 i Volontari rimasero in seconda linea a Claon e il 5 gennaio 1915 effettuarono un attacco in località Ravin de Maurisson. Questa volta fu concesso a Peppino Garibaldi di organizzare l’azione che doveva essere effettuata dopo lo scoppio di una mina sotto le trincee tedesche. Il generale francese Valdant, presente all’azione, disse: “Questi Garibaldini sono meravigliosi. Prima che i resti della trincea nemica ricadessero a terra, essi si sono lanciati all’assalto”. D’impeto dunque i Volontari superarono la prima e seconda linea nemica e catturarono in combattimento corpo a corpo 120 prigionieri. Le perdite però furono ancora gravi: 47 morti (fra i quali Costante Garibaldi), 172 feriti e 77 dispersi.
La Legione così ulteriormente provata, venne ritirata dalla linea e inviata sempre a Claon per riorganizzarsi; però il 46° Reggimento francese subì un forte attacco all’Abri de l’Ètoile e il generale Gourand, non avendo più truppe a disposizione, richiamò i Garibaldini.
Il 7 gennaio 1915 dunque attaccò di sorpresa e dopo due giorni di lotta, ricacciò il nemico; l’irruenza dell’attacco fece si che le perdite subite fossero relativamente modeste: 15 morti, 54 feriti e 42 dispersi.
Riportati a riposo a Grange le Courte, i Volontari furono però ulteriormente colpiti da malattie infettive che causarono non pochi ulteriori morti. Intanto le gesta degli italiani garibaldini erano già di dominio pubblico anche in Italia e la cosa preoccupò i nostri politici che vedevano in pericolo la situazione di neutralità. Fu così che giunse al governo francese l’ordine di sciogliere la legione nel marzo 1915.

In totale la “Legione Garibaldina” dalla partenza da Mailly-le-Camp il 12 dicembre 1914, ebbe le seguenti perdite:
- battaglia di Bolante (26 dicembre 1914): 30 morti (fra i quali Brono Garibaldi), 11 feriti, 17 dispersi;
- battaglia di Courtes Chausses e Four De Paris (5 gennaio 1915): 48 morti (fra i quali Costante Garibaldi), 172 feriti, 77 dispersi;
- Battaglia del Revin des Meurissons, Fille Morte e le Bas Jardinet (7, 8 gennaio 1915): 15 morti, 54 feriti, 42 dispersi.
In totale si ebbero 93 morti, 337 feriti e 136 dispersi e ottennero 75 ricompense tra promozioni, citazioni all’ordine del giorno, medaglie e Croci della Legion d’Onore.

Rientrati in Italia i Volontari entrarono a far parte della Brigata “Alpi”, discendente diretta di quella Brigata “Cacciatori delle Alpi” in cui militarono i Garibaldini di risorgimentale memoria. Peppino comandò il 51°-52° Reggimento Fanteria “Alpi” e i fratelli superstiti (Ricciotti, Menotti, Sante ed Ezio) comandarono le compagnie e battaglioni dei reggimenti 51° e 52°. Peppino Garibaldi si rese famoso per aver “conquistato” il Col di Lana (2), Ricciotti fu protagonista nella zona del Costabella, mentre Ezio e Sante combatterono con onore sul Serùta in Marmolada (3).

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Dopo il ripiegamento di Caporetto e altri pericoli incorsi sul fronte occidentale, parve chiaro agli Alleati la necessità di trattare la fronte dal Mar del Nord all’Adriatico come fronte unico, sul quale tutte le Potenze Alleati dovevano mettere a disposizione energie e materiali per puntare alla vittoria finale. Se l’Italia richiedeva più che altro materie prime e alimenti, nel febbraio 1918 il Governo francese richiese a quello italiano 80 mila uomini disarmati per organizzare e creare opere difensive sul fronte occidentale. Quasi nella totalità questi uomini erano inabili alle fatiche di guerra, ma per mesi e mesi vissero le dure fatiche nelle immediate retrovie del fronte, sfidando i pericoli dei bombardamenti. Purtroppo in certi casi le stesse autorità francesi trattavano questi uomini con durezza e severità non comprendendo appieno il loro valore.
Il 24 aprile 1918 un primo Corpo d’Armata italiano, comandato dal Gen. Albricci, giungeva in Francia così composto:
Missione Militare Italiana: 50 ufficiali e un centinaio di uomini di Truppa;
Genio Militare: alcune Compagnie Genio Ferroviare al comando di un Colonnello;
Centurie Operai Militari Italiani (O.M.I): 10 mila uomini al comando di un Colonnello;
Truppe Ausiliarie Italiane in Francia (T.A.I.F.): 80 mila uomini al comando di un Generale, addetti ai lavori di fortificazioni;
Raggruppamento Compagnie Ausiliarie A: 2 mila uomini inquadrati in 20 Compagnie al comando di un Colonnello e destinate a servizio di aiuto all’Esercito Americano appena sbarcato e non ancora in linea;

Il 27 maggio l’armata tedesca espugnava lo Chemin Des Dames portando nuovamente la minaccia su Parigi che distava 70 km. Alle truppe italiane venne affidata la linea di Bligny e del Bois de Vrigny a copertura della vallata dell’Ardre.

Il 15 luglio il Cropo d’Armata italiano con le Brigate “Alpi” (comandata sempre dal Col. Peppino Garibaldi) e la Brigata “Brescia”, oppose strenua difesa contro i tedeschi.
Sul territorio francese gli italiani caduti furono alla fine delle battaglie ben 5 mila!

NOTE:
1) Gregorio Trombetta era disegnatore professionista impiegato presso la Breda; da giovane fu co-fondatore della Sezione milanese della Croce Verde ed era iscritto all’Accademia dei Filodrammatici. Nel 1914 si trovava a Parigi per lavoro quando scoppiò la guerra. Conoscendo già Peppino Garibaldi, si presentò da lui e lo appoggiò nella causa. Peppino gli mise a disposizione un’auto per meglio muoversi onde provvedere alla raccolta di volontari. Era molto legato ai fratelli, fra i quali Felice, a cui scrisse numerose lettere piene d’entusiasmo per essere parte nella causa garibaldina. Il padre di Gregorio era stato garibaldino nella Campagna del 1866
Leopoldo Sekules milanese di origini ungheresi; la madre era titolare di una ditta di piume e fiori in corso Vittorio Emanuele. Per affari si trasferì poi a Parigi e là decise di arruolarsi nella Legione Garibaldina.

2) L’assenza di Peppino Garibaldi sul campo di battaglia al momento della conquista è storicamente accertata, così come è nota la diatriba (per altro feroce) fra Garibaldi e Arturo Andreoletti per la conquista del Seraùta in Marmolada, attribuita giustamente a quest’ultimo (e quindi agli Alpini).

3) GARIBALDI Ezio, da Riofreddo (Roma), Tenente Complemento 51°Rgt. Fant.
Medaglia d’Argento: “In due anni di guerra diede ripetute prove di brillante ardimento e di sprezzo del pericolo. Ferito in due diverse occasioni, rimaneva impavido al proprio posto di combattimento continuando a dirigere l’azione e facendosi medicare solo dopo che lo erano stati gli altri feriti. Miarabile esempio in ogni circostanza di alte virtù militari ai propri dipendenti.
Rocce Nord di Cima Mesola, ottobre 1915 – agosto 1917.”
GARIBALDI Menotti da Roma.
Medaglia d’Argento come Capitano di Complemento del 51° Rgt. Fant.: “Durante un’azione da lui diretta col suo contegno calmo e con sagge disposizioni date durante il combattimento, riusciva ad occupare un’importante posizione catturando 43 uomini e materiale da guerra.
Seraùta, 30 aprile 1916.”
Medaglia d’Argento come Maggiore del 51° Rgt. Fant.: “Dirigeva con diligenza e tenacia lavori d’approccio all Forcella Marmolada/Seraùta, vicendo difficoltà opposte dall’aspra ed elevata regione. Nell’attacco della Forcella stessa, si slanciava risolutamente nello stretto e pericoloso passaggio che vi adduceva, sotto vivo fuoco nemico di mitragliatrici, dando bellissimo esempio d’ardire ai propri dipendenti. Ferito in tre punti, continuò a tenere il comando finché glielo consentirono le forze.
Marmolada/Seraùta, 21 settembre 1917.”
GARIBALDI Ricciotti da Roma, Maggiore 52° Rgt. Fant.
Medaglia di Bronzo: “Comandante di un battaglione di linea, spiegando singolare fermezza e valore personale, mantenne saldamente coi reparti dipendenti le posizioni difese sottoposte a violento tiro avversario d’artiglieria anche con proietti a gas venefici, concorrendo validamente a respingere un attacco nemico. Dopo essersi allontanato, offeso dai gas, avuta notizia che una sua compagnia trovavasi fortemente impegnata in combattimento, il giorno successivo fece ritorno al suo posto di comando e con opportune disposizioni ottenne l’ordinato graduale ripiegamento del battaglione su retrostanti linee come era richiesto dalla situazione determinata dalla preponderante pressione nemica.
Bois de Courton (Francia), 15-17 luglio 1918.”
GARIBALDI Sante da Roma.
Medaglia di Bronzo come Maggiore di complemento del 52° Rgt. Fant.: “Assunto il comando di una posizione, nel momento culminante dell’azione conduceva vittoriosamente a termine l’azione stessa dando prova di grande abilità. Durante il combattimento, rimaneva sereno in I^ linea sotto il fuoco di mitragliatrice avversaria, esempio ai dipendenti di fermezza e sprezzo del pericolo.
Marmolada, 22-26 settembre 1917.”
Medaglia d’Argento come Maggiore di complemento del 51° Rgt. Fant.: “Comandante di un battaglione in linea, oppose con i suoi reparti strenua resistenza all’avanzata avvolgente di forti colonne nemiche. Sotto violento tiro d’artiglieria e mitragliatrici avversarie, noncurante del pericolo, si tratteneva costantemente in trincea fra i suoi soldati e li incitava al dovere e al sacrificio, dando loro esempio d’eroismo e di elevato spirito militare. Sfuggendo all’accerchiamento imminente, con i superstiti del battaglione, ripiegava gradatamente nelle seconde posizioni, provvedendo all’organizzazione difensiva della quale concorreva con prontezza ed efficacia.
Bosco di Courton (Francia), 15 luglio 1918.”